giovedì 17 luglio 2008

Avevo un amico...

Non so se sia mai stato tale, non so se lo sia ancora, ma per me è un amico, anche se non lo sa.. Chi sa…

Abbiamo condiviso momenti e cose non dette, ma vissute. Non un lungo periodo, gesti su roccia, su pareti. Poco sulle montagne, a lui piace la bassa quota, almeno quando ci frequentavamo, la preferiva ai chiodi poco sicuri delle pareti infide e bagnate… ma lui poi andava su difficoltà da capogiro e.. io preferivo altro.. preferivo gioire di gesti più piccoli.. più alla mia misura, ma ci si rispettava e credo anche ci si stimasse.

Abbiamo condiviso ore di viaggio in auto, verso le Dolomiti, silenzi e forse altro.. abbiamo condiviso alcune cene con buon vino, in una casa magica, che sapeva di vita vera, di un uomo vero.. sincero, semplice, ma ricco.

Lui non sa che ha condiviso con me sentimenti verso una mamma che io non ho mai confidato a lui e che lui spinse fuori dal mio animo, o contribuì a far riemergere dal mio buio, verso una donna che credo sia stata in parte simile alla sua.. una mamma amata.. una mamma!

Scrisse cose inesatte su me, sul mio abbandonare l’alpinismo, forse per esigenze letterarie, non lo capii, ne rimasi offeso, l’alpinismo è vita, la montagna è vita, la MIA vita! E sentirmi indicare come uno che tradisce la sua vita mi ha fatto male. Lui forse non lo sa.. forse non lo ha fatto coscientemente, non importa, non lo ha fatto direttamente e…non è questo che lega o divide le persone. Il passato scorre e rimane passato, ora conta il presente, quel che vedo e sento, ora!

Ci si è persi per altro, perché le strade della vita vanno dove non si sa e le nostre si sono separate anni fa.. ora forse stanno per incrociarsi di nuovo: troppi segni me lo stanno suggerendo, io ascolto i segni della Vita. Chi sa se anche a lui sta capitando?..

Una trasmissione in TV, una poesia che mi ha colpito..”Valori”.. datami in copia da una mia amica, una immagine legata alla montagna, quella nepalese, che è apparsa nel mio sonno e nella mia mente stamani, alla notizia di una perdita di vita sul Nanga Parbat.. molto mi dice che stiamo per rincontrarci e stavolta in modo diverso, da uomini, da uomini-naufraghi, ma naufraghi sopravvissuti e più forti.

Ora anche io scrivo, non libri, non ancora, ma scrivo più liberamente, più apertamente, lui lo fa da anni, io sono orgoglioso di essere stato spettatore dei suoi primi passi, su roccia e su carta pubblicata (nel suo animo scriveva da sempre.. forse…) ed ora lo voglio rivedere, dal vivo e non dallo schermo di una TV che non vedo mai e che mi porta immagini casuali, rubate a istanti di distrazione, quando non la rigetto via, come tutta la TV di ora.

Ma lui, c’è, e dice cose calme, con quel suo essere tranquillo, umano, qualunque, ma mai sciocco, mai scontato, né banale.

Ora sento che qualcosa mi spinge verso lui e lo cercherò, non so se ci si troverà.

Chi sa cos’è stato questo rapporto che ci ha fatti incontrare in un certo incrocio di vita, chi sa i motivi, chi sa cosa in Cielo era stato disegnato, se veramente c’era un disegno. So per certo che qualcosa è stato, e che qualcosa è avvenuto, in me di certo, ma credo anche in lui.

L’amicizia forse è più questa, uno scambio sincero, non ragionato, non regolato dalla mente razionale, ma dall’istinto e dal cuore, dall’Io che abbiamo dentro, profondo. L’amicizia, quella vera, quella dettata solo da umanità, da spinta animale e non razionale, non animata da ricerca dell’utile: “Ti dò amore perché tu mi dia quest’altro…” non so se sia così.

Mi pongo domande non ho risposte.. le risposte appaiono improvvise, senza che me ne avvenga, quando “il discepolo è pronto”, e me le manda direttamente il Maestro.

Chi sa se con lui è stata amicizia, chi mai lo saprà..?.

A che pro queste domande? Basta aver vissuto, ricordare momenti vissuti e belli, ricordare e rigustare sapori di sensazioni sincere e vere. Questa è realtà, questa è stata vita. Le definizioni servono solo ad incasellare, a mettere in ordine, e.. la vita non è ordine … la vita è Vita!

Ed io ho avuto una fortuna, svegliarmi e scoprire di poter parlare, di avere ancora voce, e modo di ascoltarmi, svuotarmi, arricchirmi, imparare da me stesso a capire che sono solo un uomo, ma già capire è una fortuna, e non è solo essere uomo, è essere addirittura un uomo.

Parte di tutto ciò lo debbo anche all’incontro con questo “amico” che ricorre e torna, come una cometa che compie evoluzioni cicliche , nei secoli della mia esistenza.

Grazie amico, grazie Erri!



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