domenica 3 gennaio 2010

Ritorno a casa



L'ho ritrovata, sembra come se stesse aspettando da sempre, e da sempre sapesse che sarei tornato da lei: la tana.
Ora sono qua di nuovo, e mi sento sicuro, adesso che sono nel suo abbraccio, fra roccia grigia e nera di colate d'acqua asciugate dal tempo. Sento il freddo del calcare che mi fissa in silenzio, eppure, sento il suo calore, come fosse una casa fatta di legno, di quelle che vedo agli umani, e che spesso osservo nel slienzio della sera, quando esse prendono vita e si illuminano e scaldano dentro e, come per incanto, emanano calore intorno.

Ho trovato la strada senza fatica, l'ho trovata come l'avessi percorsa solamente ieri, come se ogni giorno fossi tornato alla tana per controllare che tutto fosse a posto. Eppure non è vero, non è affatto così. Sono anni, forse secoli, o forse mai ero stato qui, se frugo nella mia memoria non trovo ricordo di tempo passato in questo luogo, eppure sento come se gli appartenessi. Forse così gli umani riescono a ritrovare sempre la strada, pur se nella notte, pur se con quegli strani attrezzi che fanno rumore e hanno occhi che feriscono il sacro silenzio, del buio nella notte. Io non ho attrezzi, non ho altro che me stesso e ciò che da mia madre e mio padre ho ricevuto senza volere, qualcosa che loro mi hanno detto chiamarsi istinto e che sento nella mia anima da sempre.

Faccio un giro attorno, controllo se qualcuno ci sia già stato e quali siano gli abitanti che mi circondano, uccelli dai versi strani, qualche piccolo roditore che lascia segni lievi nel terreno, ed annuso attorno a controllare non ci siano minacce, come quando ero piccolo e lo vedevo fare a mio padre, quel padre che ci proteggeva tutti ogni giorno ed ogni notte, pur allontanandosi per cercare cibo e mai facendolo mancare a me, le mie sorelle e mia madre, la sua sposa amata. Becchetta un piccolo amico, quella “coturnice” che emette uno strano verso di sassetti sbattuti fra loro, ma che poi alla fine sa solo fare quello e null'altro. Becchetta e vola via, felice, senza pensieri, lui, che nemici non ha che gli rubino la vita o la casa e lo lascino a morire dimenticato dal mondo come è avvenuto ai miei genitori, preda di un uomo stupido che credeva di pareggiare il male subito da qualcuno e che col lupo si è vendicato, ma che con la vendetta non si è sentito diverso, se non più stupido.

Sento nell'aria l'odore del terreno bagnato dall'ultima pioggia, mi piace annusarlo a fondo, questo odore, mi rende vivo, mi dà l'idea che sia sempre stato così nella mia vita, e mi assicura che le piante cresceranno ancora e daranno quelle bacche che amo e che da piccolo madre portava alla tana per noi piccoli.


Mi stendo sulle foglie ancora umide ed assaporo la carezza del raggio di sole che mi liscia la testa; avverto il calore entrarmi dentro, lo ringrazio, ringrazio perché torna da me ogni giorno, quando le nuvole glielo permettono, a carezzarmi il pelo e darmi un saluto d'amicizia, quell'amicizia che ci unisce da tanti anni ormai. E' bello sentirsi finalmnente a casa, sentirsi sicuri e soddisfatti di aver trovato quel che da sempre cercavo, quel posto di cui mi narrava mio padre e che da piccolo animava i miei sogni, che poi sono cresciuti e diventati quasi un pensiero fisso, nel mio sguardo che si perdeva nell'orizzonte, quando ormai adulto, fissavo il nulla del cielo e aspettavo che la palla di fuoco scendesse dietro le montagna lasciandomi il ricordo del suo calore fra i peli del mio mantello. E' bello avvertire un aria di luogo che conosci come se ne fossi uscito ieri, malgrado non lo hai mai visto, come se da sempre fosse stato nella mia testa, ed è bello annusare l'aria ed avvertirne odore di buono, di legno fresco, di terra umida e scura, di animali amici, di aria pulita da guerra, di vita come vorrei da sempre. E' bello tornare a casa e sentirsene parte. Nessuno me l'aveva mostrata, mia madre e mio padre non ci erano mai stati, non c'era riuscito lui, il capobranco, non credevo potessi riuscire io, eppure me lui lo aveva predetto: “cerca, cerca senza fermarti mai, senza cedere alla paura ed alla stanchezza, cerca sempre e non temere di non riuscire, tu troverai, la tana! La tua tana!

Il sonno mi avvolge, lentamente, mi invade con dolcezza, e senza farmi violenza, permettendomi di scegliere come sistemarmi per ristorare le forze, dopo questi giorni di viaggio. Le palpebre battono e le ombre avvolgono le forme degli albero, i suoni diventano ovattati, e quel che mi circonda mi appare dolce e senza pericoli, mi affido, il naso non porta segni di pericolo, l'istinto mi fa cedere alla stanchezza senza temere agguati, e ti sono grato, Spirito del Grande Lupo Bianco che da sempre mi guidi nel mio percorso. Affondo nel buio del profondo e cedo alla stanchezza, felice.

E la notte abbraccia tutto nella sicurezza del silenzio, nella pace che pervade il bosco e tutti i suoi abitanti e negli odori che lenti salgono al cielo, inno di pace ed amore, di esseri sinceri e puri, non inquinati dalla ragione, ma solo dotati di istinto, banale e semplice istinto, quello che l'animale a due zampe ha rinnegato millenni fa.