sabato 5 maggio 2012

Mi ritrovo qui, nel silenzio



Mi ritrovo qui, nel silenzio ancora tale, del mattino, interrotto, talvolta, dal rumore lontano di qualche peschereccio che traversa non lontano dalla costa, ovvero da quello più vicino di qualche motore, auto o moto, forse di qualcuno che si reca a lavorare o a fare altro, chi sa... mi ritrovo insonne, dopo avere rivoltato me stesso, come un baule ingombro di tante cianfrusaglie, alcune più, altre meno usate o utili, alla ricreca della soluzione, della risposta, o, forse solo di una certezza di scelta.
Le fusa fortissime, quasi appunto un motore di nave, della gatta, sulle mie ginocchia, il suo strofinarsi in cerca di affetto e di contatto, il suo affetto senza secondi fini che quello di manifestarsi, fanno da sottofondo al mio battere sulla tastiera del computer, nell incatenare parole e pensieri, alla ricerca, di quel qualcosa che nel baule è forse verso il fondo, che so esistere, ma che ancora non vedo.

Il silenzio è d'oro, veramente!
 Il silenzio fisico, ma molto più quello interiore, l'assenza di clamore, quel chiasso, quella confusione, anche involontaria, che causa solo confusione, nei pensieri, nel mio cercare, nel mio ascoltare, il silenzioso e tenue mormorio della Vita, di ciò di cui la Vita è composta, quello che arrogantemente noi umani chiamiamo ambiente... che inanimato non è, morto e silenzioso non è affatto.
C'è un dialogo, silenzioso perché si svolge con modalità diversa da quella cui siamo avvezzi, senza parole pronunciate dalla bocca, senza versi che escono dalla gola. C'è un dialogo, o meglio, forse, uno scambio, non so bene di cosa, forse di energia, forse di altro: noi umani abbiamo inventato le parole, ma con le parole abbiamo messo steccati al nostro esprimerci. Esistono modi diversi, più profondi, di sentire, di scambiare, di avere rapporti con tutto ciò di cui siamo parte e che vive, esattamente come noi.
Questi modi non sono descritti in alcun manuale, in alcun trattato, ma se faccio silenzio, finalmente, se fermo le bocce, se chiedo una tregua, al mio correre incessante, sono molto forti, li avverto, li comincio a riconoscere, e comincio a capire che sono forse più importanti e più veri, meno inquinati, meno alterati dalla mia arroganza umana, di me uomo che pretendo di essere l'unico, il migliore, quello che è evoluto.

Forse è tutta qui, quella risposta, che tanti saggi, forse tutti, ci dicono di cercare in noi stessi. Forse non è affatto in noi stessi come unità singole, bensì in noi come parte di un unico, di un Uno.
Si tratta di variare il modo di vedere, di pensare, di concepire..... tutto. Si tratta di fare una rivoluzione, ma non di quelle dei bambini umani, che buttano all'aria i giocattoli per poi ricominciare a giocare, ma in modo diverso. Perché, alla fine, queste sono, poi, le rivoluzioni della Storia: un modo di ribaltare i giocattoli con cui si vive tutti, per poi fare un gioco nuovo, non troppo diverso dal precedente, visto che i giocattoli sono sempre gli stessi, solamente, però, isposti diversamente, e con un piccolo sacrificio, quello di cambiare, alle volte i giocatori...
La vera rivoluzione, forse, è ben altra, molto più profonda, molto più radicale, molto più dura da realizzare e cruda da attuare e vivere. Si tratta di bruciare il modo precedente, di bruciare i giocattoli usati e di farne di nuovi, diversi, decisamente diversi. Si tratta di bruciare dentro se stessi l'erba usata e di cui si è vissuti fino a poco fa, per seminare il nuovo e farlo germogliare.

Forse quello che ci siamo illusi di conoscere è solo una scena del teatro chiamato esistenza, una scena dele migliaia, dei milioni, che io ho creduto essere l'unica possibile. Ma ora sta finendo un atto, uno dei milioni, e dopo un intervallo, sta per inziare un nuovo ato, una nuova scena, situazioni, personaggi, alcuni vecchi, altri nuovi, diversi, circostanze diverse.
Forse.
Ma sta a me vedere, osservare, ascoltare i dialoghi, le vicende, immergemi in questo nuovo atto, e forse farne parte, capire la mia parte, quella che il regista (ma esisterà, poi, un vero regista o si recita all'impronta?...) mi ha assegnato.

Ed allora, le risposte, le domande, tutto, è diverso, ha tutta un'altra, diversa, maniera di esistere, di formularsi, di porsi e di essere vista, e vissuta.
Mi ritrovo così punto a capo.
O forse no, so che indietro su quella strada, non vale la pena andare, conviene andare a girare l'angolo e scoprire là cosa si nasconde, cosa mi aspetta, magari un viale... o forse no...

Vado a vedere