domenica 23 giugno 2013

Compleanno

Oggi per un amico appena ritrovato dopo secoli di strade diverse, è un giorno speciale. Non so far molto, lavorare un po' il legno e mettere parole su un foglio, ho scelto la seconda.


Ho appena chiuso la pagina 72 del "diario",  non l'ho finita.

Sei fuori nel campeggio di Alta, nel 1997, nel Finmark, ed hai deciso di tagliare la barba: primo compleanno da solo; ed oggi 23 giugno di 16 anni dopo, è un altro tuo compleanno, e mi trovo io scrivere parole che non so bene se siano dedicate a te o ispirate da te.

Fa lo stesso.

Conta che qualcosa esce da dentro, e non credo a caso, nel silenzio del mattino, in cui la civiltà dorme e la voce di dentro esce piuttosto chiara, non immersa nella savana di rumori derivati dalle mille conoscenze fittizie del nostro progresso.



Ho messo come sfondo quella foto che mi hai mandato giorni fa, al nostro primo incrociarci sul sentiero della “rete”.

Mi piace questa immagine, ci si incrocia sui sentieri, ci si saluta, quasi sempre, perché ogni incontro è una nuova conoscenza, anche se fatta di pochi istanti, fatta di immagini brevi che il paesaggio assorbe pochi passi dopo.

Nella foto vedo le montagne in fondo, il prato senza confine, un prato come tanti che ho vissuto e che riconosco dalle emozioni che mi regala.

Lo sguardo ha bisogno di questo. 
Come l'olfatto. 
Odore di erba tagliata di fresco, odore di resina che scende lenta sui tronchi degli abeti a me cari quando ci passo accanto o sotto. Odore di rocce, alcune bagnate da rivoli neri di centinaia d'anni, altre calde di sole.

Eppure non c'è quel nitore che avverti in certi mattini quasi freddi, in cui esci e ti muovi di fretta perché nella schiena avverti i brividi e i contorni sono ben chiari, come l'aria in alto, blu, nel profondo.

Ora c'è foschia.

Copre di un velo dolce e aggraziato quello che il mio occhio raccoglie. Ma so che dentro c'è molto più, anche qui, da una foto messa su uno schermo elettronico.



Scorre rapido un altro prato, un mattino fresco forse di metà agosto ed ero con la bici anch'io, stavo andando a traversare una zona vicino Cortina, così vicino a coloro che amano le montagne per adattarle al loro volere da sentirli lontani, ed essere così felice di averli non davanti, eppure così vicino alle quinte di quello spettacolo che mi veniva donato nella giornata che si affacciava. Ricordo gli odori ed il mio sentire e sento bene chiaro che qualsiasi sia il posto o il momento, dentro, oppure sotto, ci sono punti di noi che rispondono al richiamo, quando arriva, se facciamo silenzio vero. Dentro ci sono nervi invisibili ad una autopsia o parti di noi che mai alcuna ecografia potrà individuare, eppure sono loro la Vita, forse l'Anima, sicuramente sono noi, sicuramente noi siamo là dentro.

E questi sono brace che arde per anni, secoli forse, sono la medesima brace dei nostri avi che percorrevano questi stessi posti in cerca di ben altro che distrazione o avventura, eppure voglio credere che avvertivano la meraviglia anch'essi.



Mi scorre in un solo battere dell'occhio il tuo scritto a cui sono giunto e scorre assieme alle mie esperienze e trovo tanto di comune, e tanto di ognuno.

Domande. Eppure intuizioni che calano come lampi nel temporale, improvvisi, e spariscono dopo frazioni di tempo.

Ha scritto, un giorno, un tipo saggio, che tutti abbiamo un patrimonio comune, tutti noi, cui attingiamo dovunque siamo, senza saperlo neppure. Forse. Di sicuro esistono fili che ci portano e ci guidano e che seguiamo senza saperlo e forse è meglio, perché ogni angolo che giriamo cambia la scena, anche se le quinte del palcoscenico sembrano non mutare.



Oggi tu festeggi un angolo di vita che stai voltando e per te sarà come deve; sette anni fa è stato il mio, fra poco più di un mese. Fu un angolo importante.

Una cosa ho imparato in questi anni del mio Tibet, che la strada non è mai chiara e dritta, anzi, spesso sembra sprofondare nella gola eppure poi, risalendo, trovi nuovi orizzonti o forse vedi quelli di prima con occhi nuovi, Ma tu sei sempre te stesso, dentro di te, lo sai, e come dice Barry Lopez: Se vi è una fase in cui una vita individuale diviene veramente adulta, deve essere quando si afferra l'ironia e si accetta la responsabilità di una vita vissuta in tale paradosso. E' necessario vivere in mezzo alla contraddizione, perché se tutte le contraddizioni venissero eliminate simultaneamente, la vita crollerebbe.



Ed allora lascio che il tuo giorno si srotoli dal suo gomitolo che scorre e, dentro me stesso, senza parlare, senza un fiato, che sarebbe pura inutilità, una preghiera sale al sole, un augurio, e mi scopro a sorridere non so se a te forse nuovo incrocio sul sentiero di oggi, o a me stesso che della tua immagine faccio riferimento per il mio passo.



Buon compleanno Davide!