Oggi per un amico appena ritrovato dopo secoli di strade diverse, è un giorno speciale. Non so far molto, lavorare un po' il legno e mettere parole su un foglio, ho scelto la seconda.
Ho appena chiuso la
pagina 72 del "diario", non l'ho finita.
Sei fuori nel campeggio
di Alta, nel 1997, nel Finmark, ed hai deciso di tagliare la barba:
primo compleanno da solo; ed oggi 23 giugno di 16 anni dopo, è
un altro tuo compleanno, e mi trovo io scrivere parole che non so bene
se siano dedicate a te o ispirate da te.
Fa lo stesso.
Conta che qualcosa esce
da dentro, e non credo a caso, nel silenzio del mattino, in cui la
civiltà dorme e la voce di dentro esce piuttosto chiara, non
immersa nella savana di rumori derivati dalle mille conoscenze
fittizie del nostro progresso.
Ho messo come sfondo
quella foto che mi hai mandato giorni fa, al nostro primo incrociarci
sul sentiero della “rete”.
Mi piace questa immagine,
ci si incrocia sui sentieri, ci si saluta, quasi sempre, perché ogni
incontro è una nuova conoscenza, anche se fatta di pochi istanti, fatta di
immagini brevi che il paesaggio assorbe pochi passi dopo.
Nella foto vedo le
montagne in fondo, il prato senza confine, un prato come tanti che ho
vissuto e che riconosco dalle emozioni che mi regala.
Lo sguardo ha bisogno di
questo.
Come l'olfatto.
Odore di erba tagliata di fresco, odore di resina che scende lenta sui tronchi degli abeti a me cari quando ci passo accanto o sotto. Odore di rocce, alcune bagnate da rivoli neri di centinaia d'anni, altre calde di sole.
Come l'olfatto.
Odore di erba tagliata di fresco, odore di resina che scende lenta sui tronchi degli abeti a me cari quando ci passo accanto o sotto. Odore di rocce, alcune bagnate da rivoli neri di centinaia d'anni, altre calde di sole.
Eppure non c'è quel
nitore che avverti in certi mattini quasi freddi, in cui esci e ti
muovi di fretta perché nella schiena avverti i brividi e i contorni
sono ben chiari, come l'aria in alto, blu, nel profondo.
Ora c'è foschia.
Copre di un velo dolce e
aggraziato quello che il mio occhio raccoglie. Ma so che dentro c'è
molto più, anche qui, da una foto messa su uno schermo elettronico.
Scorre rapido un altro
prato, un mattino fresco forse di metà agosto ed ero con la bici
anch'io, stavo andando a traversare una zona vicino Cortina, così
vicino a coloro che amano le montagne per adattarle al loro
volere da sentirli lontani, ed essere così felice di averli non
davanti, eppure così vicino alle quinte di quello spettacolo che mi veniva donato nella giornata che si affacciava. Ricordo gli odori ed il
mio sentire e sento bene chiaro che qualsiasi sia il posto o il
momento, dentro, oppure sotto, ci sono punti di noi che
rispondono al richiamo, quando arriva, se facciamo silenzio vero.
Dentro ci sono nervi invisibili ad una autopsia o parti di noi
che mai alcuna ecografia potrà individuare, eppure sono loro la
Vita, forse l'Anima, sicuramente sono noi, sicuramente noi
siamo là dentro.
E questi sono brace che
arde per anni, secoli forse, sono la medesima brace dei nostri avi
che percorrevano questi stessi posti in cerca di ben altro che
distrazione o avventura, eppure voglio credere che avvertivano la
meraviglia anch'essi.
Mi scorre in un solo
battere dell'occhio il tuo scritto a cui sono giunto e scorre assieme
alle mie esperienze e trovo tanto di comune, e tanto di ognuno.
Domande. Eppure
intuizioni che calano come lampi nel temporale, improvvisi, e
spariscono dopo frazioni di tempo.
Ha scritto, un giorno, un tipo saggio,
che tutti abbiamo un patrimonio comune, tutti noi, cui attingiamo
dovunque siamo, senza saperlo neppure. Forse. Di sicuro esistono fili
che ci portano e ci guidano e che seguiamo senza saperlo e forse è
meglio, perché ogni angolo che giriamo cambia la scena, anche se le
quinte del palcoscenico sembrano non mutare.
Oggi tu festeggi un
angolo di vita che stai voltando e per te sarà come deve; sette anni
fa è stato il mio, fra poco più di un mese. Fu un angolo
importante.
Una cosa ho imparato in
questi anni del mio Tibet, che la strada non è mai chiara e
dritta, anzi, spesso sembra sprofondare nella gola eppure poi,
risalendo, trovi nuovi orizzonti o forse vedi quelli di prima con
occhi nuovi, Ma tu sei sempre te stesso, dentro di te, lo sai, e come
dice Barry Lopez: “Se
vi è una fase in cui una vita individuale diviene veramente adulta,
deve essere quando si afferra l'ironia e si accetta la responsabilità
di una vita vissuta in tale paradosso. E' necessario vivere in mezzo
alla contraddizione, perché se tutte le contraddizioni venissero
eliminate simultaneamente, la vita crollerebbe.”
Ed allora lascio che il
tuo giorno si srotoli dal suo gomitolo che scorre e, dentro me
stesso, senza parlare, senza un fiato, che sarebbe pura inutilità,
una preghiera sale al sole, un augurio, e mi scopro a sorridere non
so se a te forse nuovo incrocio sul sentiero di oggi, o a me stesso
che della tua immagine faccio riferimento per il mio passo.
Buon compleanno Davide!