domenica 11 agosto 2013

Bioniere...?






Sarà perché da una vita (57 anni) lo sognavo... sarà perché il silenzio finalmente dopo tanto chiasso cittadino, sarà non so per quale motivo, ma mi ritrovo alle 5 del mattino, di questo mio "primo mattino di " una Vita nuova, diversa, a scrivere e gustare tutto di ciò, di questo "nuovo", di questo "divreso"...

Dopo tanto "camminare", spesso in salita, sicuramente non facile spesso direi arricchito di dubbi, problemi, paure anche, sembra strano, e sembra una cosa così anomale, poter pensare "Sto qui!".
Beh per me questo mattino dell'11 agosto 2013 è un D-Day e da ora la strada sarà questa. Cosa porterà lo vederemo, sicuramente qualcosa di diverso da prima... ma cosa non lo so, lo vedo via via, percorrendola.

Buon cammino Ale!

 

giovedì 1 agosto 2013

Pensieri




Un amico è andato altrove, non so se ha deciso lui o la Vita per lui: chi può dirle certe cose, con sicurezza? Discerniamo di vita o di altro, ma poi, alla fine mettiamo sempre l'opinione nostra e raramente riusciamo ad ascoltare la Vita realmente. Chi sa che non ci sia una sorta di “orologio” biologico entro noi stessi, che ad un certo punto, quando siamo arrivati dove si deve, ci fa fermare, o andare in altra dimensione, o... altro...?

Ma non importa il perché e nemmeno il come.

Noi ci misuriamo con la separazione, con quello che viviamo come abbandono e senza apparente motivo, col dolore che dentro sentiamo forte, col vuoto, ma anche con quel che le Persone scrivono nel percorrere questa vita su questa dimensione.

R (scrivo soltanto l'iniziale del suo nome, per rispetto verso la sua maniera di aver vissuto, senza clamore e senza ricerca di vuota fama...ma con sostanza vera, e per quella non serve il nome, serve essere!) è andato, ora sta anche qui accanto, ma in maniera diversa, (o così ci piace credere, per non cedere alla sofferenza di noi umani che abbiamo bisogno di certe cose, come la presenza). Non lo conoscevo se non per aver letto diverse sue parole scritte in varie occasioni, per aver letto di lui e per pochi scambi di idee che erano avvenuti nel tempo, fino a poco fa. Non posso dire di essere stato un suo amico nel senso che si intende normalmente, ma credo di intuire certe sue maniere di vedere, di sentire e soprattutto mi sono rimaste in mente alcune idee che aveva scritto e quello conta, questo rimane e vive, tuttora in me. Questo a mio avviso è essere immortali, quando qualcosa di veramente concreto e valido e non di apparente, rimane nella mente e nel fare di altri, e si perpetua, e costituisce valore vero di vita, Vita Universale.



Ricordo che scrisse che lui quando andava a fare legna a gli toccava abbattere un albero, forse prendendo l'abitudine dai nativi americani, chiedeva alla stessa pianta una sorta di permesso, quasi chiedeva scusa, comunque onorava la vita che si prendeva per farne vita sua.

Questo mi rimane oggi di sicuro, di lui: quando colgo anche un ramo di basilico, o qualsiasi cosa di una pianta, dentro me stesso (alle volte non solo, alle volte parlo proprio, e se mi si ascolta mi si prende per pazzo...), chiedo il “permesso” e ringrazio. Una cosa semplice, assolutamente senza clamore, senza risonanza, eppure che mi fa sentire bene, mi fa sentire qualcosa di comune con la pianta stessa, ma anche con tutto ciò che ho attorno, con la Vita!



La morte, a me, provoca sempre momenti di riflessione, da quando iniziai a confrontarmici, che ero ancora ragazzo.

Dalla morte, questo fenomeno con cui non ho ancora mai fatto i conti e che, nei fatti, non appartiene realmente alla mia cultura, perché nella mia cultura, quella in cui sono cresciuto, anche se non esplicitamente non viene vista, ma evitata, vissuta come qualcosa di cui non se ne capisce il motivo, per cui non se ne parla, non la si affronta, se non.. quando accade, quando ci piomba, magari improvvisa, addosso.

La morte per me è sempre una pausa, una sorta di sosta forzata che mi costringe a pensare e riflettere e imparare. E questo anche quando avevo vent'anni, a maggior ragione oggi che vedo più possibile considerare anche la mia, di morte...



Quella di R mi porta molto, lo sto sentendo, dentro me, giorno dopo giorno, seppure stia attraversando un periodo di intensa attività data da circostanze esterne, in cui il lavoro materiale è talmente tanto che durante il giorno, pensare è una attività quasi da evitare, perché c'è da fare.



Da questa Vita di R, che ora è diversa, che ora vedo in modo più attento forse, sto imparando e assorbendo qualcosa; è il modo di R di rimanere immortale, quel modo normale e di sostanza delle Persone vere, quelle che attraversano la Vita materiale, appunto con concretezza e non con apparenza. E di questo sono grato, avverto sincera gratitudine e..amicizia, una amicizia data appunto dal far parte di un branco unico in cui ci si riconosce a fiuto, ad istinto, perché si fiuta l'odore della stessa genia nell'altro.

Questa amicizia che si sviluppa ora, di nascosto quasi, eppure molto profonda, perché alcune delle radici di R sono entrate nel mio terreno personale, questa essenza, sta portando frutti e questo rende R appunto, non affatto scomparso, semplicemente modificato, nella apparenza, ma non nei fatti e nella sostanza.



Questa è la mia gratitudine, alla Vita che mi sta dando ciò. Ci sono esperienze di vita che arrivano improvvise, e quelle più profonde credo siano queste. Non clamorose, non affatto solenni nella apparenza, ma profonde e assai incisive, se abbiamo la fortuna di essere in ascolto.

La Vita di R questo sta dandomi e questo ha seminato ed io dico grazie alla sua Vita, a lui, alla mia Vita, dico grazie all'Universo veramente tutto.