mercoledì 30 dicembre 2009

La Legge di Jante



Dal BLOG di P. Coelho


(http://warriorofthelight.com/ital/index.html)

che utilizzo come lettura non occasionale:




legge di Jante:

Tu non vali niente, a nessuno interessa ciò che pensi, la mediocrità e l’anonimato sono la scelta migliore. Se agirai così, non avrai mai grandi problemi nella vita“.

La Legge di Jante focalizza, nel suo contesto, il sentimento di gelosia e invidia che a volte dà tanto alla testa …. Questo è uno dei suoi aspetti negativi, ma c’è qualcosa di molto più pericoloso.
È grazie ad essa che il mondo è stato manipolato in tutte le maniere, da gente che non teme il commento degli altri e finisce per fare il male che vuole. Stiamo ancora assistendo a una guerra inutile in Iraq, che continua a costare molte vite; vediamo un abisso enorme fra i paesi ricchi e i paesi poveri, ingiustizia sociale dovunque, violenza sfrenata, persone che sono costrette a rinunciare ai propri sogni a causa di attacchi ingiusti e codardi. Prima di scatenare la seconda guerra mondiale, Hitler aveva dato vari segnali delle sue intenzioni, e quello che lo fece andare avanti fu il sapere che nessuno avrebbe osato sfidarlo a causa della Legge di Jante.

La mediocrità può essere comoda, finché un giorno la tragedia bussa alla porta, e allora le persone si domandano: “ma perché nessuno ha detto niente, quando tutti vedevano che sarebbe accaduto? “

Semplice: nessuno ha detto niente perché neanche loro hanno detto niente.
Dunque, per evitare che le cose peggiorino sempre di più, è forse il momento di scrivere la

anti-Legge di Jante:

Vali più di quanto tu pensi. Il tuo lavoro e la tua presenza su questa Terra sono importanti, anche se tu non lo credi. Chiaro che, pensando così, potrai avere molti problemi perché stai trasgredendo la Legge di Jante – ma non lasciarti intimidire, continua a vivere senza paura, e alla fine vincerai”.


"Il peso della farfalla"

Mi hanno regalato quello che credo sia l’ultimo uscito di E. De Luca, “Il peso della farfalla”; l’ho letto in poche ore, vista la sua brevità, ma il ricordo dei pensieri e soprattutto delle sensazioni che ho preso da quelle pagine mi resta ancora nel sangue, o nell’animo.

Abbiamo arrampicato molto con Erri.

Non era ancora famoso, scriveva poco e faceva i primi passi in questo mondo di luci che lui sfugge, ma che sopporta, e quindi l’ho conosciuto com’è veramente e non come lo presenta la TV.

Ci siamo persi dopo quasi tre anni intensi in cui ogni 7 giorni eravamo ai piedi di grigi e lisci muri di roccia, a misurare la nostra smania di passare su calcare da pazzi, a provare cose incredibili (lui era quello veramente dotato, io ero colui che gli copriva le spalle e che gli dava sicurezza nel tornare poi a valle). Ora ci si scrive, ci si è ripresi talvolta davanti a bicchieri di buon vino rosso, e lo seguo, da lontano, nella sua evoluzione, anche di uomo, e così in questo libro ho riallacciato un dialogo con l’uomo, quello che non avevo perso, ma solo momentaneamente messo da parte.

Mi piace la storia che narra: quella di un uomo un po’ solitario e di un camoscio, altrettanto unico, che duellano in luoghi montani; non è la vicenda in sé che conta, quanto quello che Erri scrive in mezzo alle righe o forse , meglio, quello che aveva in mente mentre scriveva e che è rimasto appiccicato alle parole stampate e che io sento essere là, nel libro suo..

Una volta ho letto che nei libri rimane lo “spirito” dell’autore e chi ne ha la fortuna, lo percepisce e se ne nutre. Credo che stavolta sia ciò che mi accade, complice anche il periodo di vita che in parte ci accomuna, o forse un certo spirito di lupi solitari che condividiamo…

Lui solitario e silenzioso lo è sempre stato, io meno, ma abbastanza anche per quel che mi viene…

Sto forse per fare un salto di vita: andare a vivere fra i colli dell’Appennino Tosco-Ligure-Emiliano, in mezzo a castagni e cinghiali, nel silenzio di luoghi ancora non “civilizzati”.

Ed allora la frase di Erri che riporto, mi piace come simbolo di quel piccolo libro:

In ogni specie sono i solitari a tentare esperienze nuove. Sono una quota sperimentale che va alla deriva. Dietro di loro la traccia aperta si richiude


Mi piace sentirmi parte di quella “quota sperimentale” e volgermi indietro e vedere la traccia che pian piano si copre, della neve che lenta, silenziosa e tranquilla, ricopre tutto, fino a che il sole, caldo e lucente di vita, scioglierà e luciderà ancora, ritornando al cerchio che non ferma mai.