mercoledì 21 maggio 2008

Pioggia



Mi piace la pioggia, mi piace quando è inverno perché mi piace il caldo della casa asciutta e l’acqua di fuori, mi ispira casa, mi ispira calore.

Mi piace in mezza stagione, autunno o primavera che sia, perché mi fa stare in casa, mi fa stare all’asciutto e mi porta odori nuovi, di erba bagnata, di acqua, di nuvole basse, di sensazioni intime e vere.

Mi piace in estate, perché mi ricorda l’autunno, mi ricorda quanto è bello essere asciutti e caldi, ma anche quanto è bello uscire dopo il temporale a godere dell’aria e del sole.

La pioggia mi rende allegro nella mia malinconia, mi rende vero e vivo. Quando leggo delle tristezza io rido, perché a me l’acqua rende euforico, rende felice della mia casa, o del camper o della tenda, ma rende felice del mio “guscio”, come una lumaca che gode nel rintanarsi nel suo.

Ricordo quando ero piccolo, no forse quando era piccola la mia bambina, ricordo una storia di gnomi e folletti. Uno gnomo che costruiva una casa in un guscio di noce ed io ero contento di leggere e rileggere quella storia. Mi piaceva l’idea di rendere accogliente quel piccolo angolo di mondo, quel posto piccolo e minuto, ma così ricco di intimità e di vera vita.

Ricordo la storia che poi parlava di pioggia, dello gnomo al sicuro anche con tanta acqua, perché il guscio galleggiava nell’acqua, ed io mi sentivo allegro a quella storia.

Mi ha sempre fatto piacere la pioggia, mi ha sempre emozionato e dato sensazioni forti nel mio animo, Non sensazioni come un film giallo o come il sesso; sensazioni vive, vere, molto sentite nel mio animo, e se le sento, le vivo, le metto nell’angolo più riparato di me stesso e me le godo, le tiro fuori quando voglio emozione, quando voglio sentire qualcosa di mio.

Ora piove, ho la finestra aperta in parte, piove forte e verticale non rischio che entri in casa. Fa fresco, per essere quasi fine maggio fa fresco e l’estate tarda.. ma io ne sono contento, anche se intorno a me, tutti, nel coro, piangono il caldo che non c’è. Poi piangeranno il sudore e l’afa, la massa fa sempre questo, si lamenta! Io sono la massa, ma sono fortunato, me ne rendo conto e cerco di evitare certe cose che facciamo tutti, e alle volte ci riesco, non sempre…

Il cane osserva l’acqua da dentro casa, osserva malinconico, o almeno a me pare,. Vorrebbe rotolarsi nell’acqua del terrazzino, vorrebbe correre e bagnarsi, ma non posso, la casa poi si ridurrebbe ad un disastro e io verrei cacciato dalla donna che vive con me.

Mi piace osservare quell’animale, come lui vede fuori, come lui osserva, come annusa l’aria, lui lo fa d’istinto, io forse troppo con la mente. Io imparo da lui, dall’animale che ive con il cuore, con l’istinto, io come uomo vivo con la testa, troppa testa.

L’acqua mi ricorda un torrente lungo cui ho vissuto per 20 giorni, mettendo una tenda e standoci giorno e note. Sentivo lo scorrere della schiuma, l’acqua che veniva dal ghiacciaio, giorno e note, senza un momento di pausa, senza un attimo di riposo.. scorreva, sempre! Scorre anche ora che scrivo.

L’acqua era verde alle volte, quando il sole la scaldava e donne ed uomini del Nord si arrostivano al sole, mentre io passavo con lo zaino pesante in cerca di fatica inutile sulle montagne.

Si colorava di grigio e marrone quella stessa acqua, dopo la pioggia, quando dal ghiacciaio viene giù di tutto ed è bello osservare come cambia colore e porta legna e terra, quella stessa acqua vicino a cui bambini giocavano solo ieri, felici e tranquilli. Quell’acqua potrebbe travolgere villaggi e paesi, ma non lo fa, quell’acqua è buona.

Odora l’acqua, come odora la pioggia ed io amo quell’odore e quei sentimenti che l’odore provoca nel mio animo.

Ho fantasticato nel camper quel giorno di agosto, era il 15, quando per 24 ore ha piovuto. Fantasticato imprecato dalla noia, e goduto del caldo e dell’asciutto, e quando tutto è finito, sono uscito ed ho vagato fra le pozzanghere, come ora vorrebbe fare il mio cane.

La pioggia continua cadere lenta, senza tanto clamore ed io la ascolto e sogno e mi incanto nel mio sogno.

Vedo vetri rigati da gocce che colano, vedo fumi di vapore che si alzano dall’erba dei prati intrisi. Vedo le nuvole basse che ammantano la montagna e sfiorano la unta degli abeti, vedo i fumi dalle case che si mischiano al vapore che emana dalla terra.

Odo uccelli cantare fra gli alberi bagnati e richiamarsi forse chiedendosi se è finita. Non conosco la lingua degli uccelli, ma mi pace ascoltarli.

Penso ai soldati della “Grande Guerra” nelle trincee di fango e con i feltri intrisi di quella tessa acqua, bestemmiare e tremare di freddo e di malattia. Loro non la vedevano la mia acqua romantica, la mia pioggia malinconica e foriera di sentimenti, loro vedevano la morte.

Eppure non posso essere triste per questo, nessuno può stare a rattristarsi perché qualcun altro non gode di ciò che a lui suscita emozione…

Per cui rivolgo ancora lo sguardo fuori, aspiro l’aria, accendo la pipa, mi piace l’idea, e lascio andare la mente e sogno.. sereno e grato.



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