mercoledì 13 ottobre 2010

Illuminazione di "basso livello"...


Avevo scritto parole dolci ed ispirate, pensieri e frasi che mi erano sgorgati da dentro, come accade sempre, quando mi metto al computer e come su un blocco per appunti, le mani scorrono sui tasti e formano pensieri che portano fuori il mio cuore e lo mettono in chiaro.

Avevo appena finito, rivisto e corretto, per lucidare bene l'opera, non d'arte, ché non sono arista, ma umana, molto umana, ché uomo mi sento e tale voglio essere, sempre.

Ero tornato alla banalità ed alla normale lotta che svolgo sul mio campo di battaglia, come ognuno fa quotidianamente, nascosto a sguardi indiscreti e forse stupidamente sciocchi.

Mi ero messo a lavare i panni.

Era molto il tempo: non mi andava di lavare, rimandavo da giorni ed ero allo stremo, dovevo farlo.

Lo avevo iniziato a fare.


Ripensavo a quel che avevo scritto.

Quando faccio lavori penso: la mente non riesce a concentrarsi soltanto su quel che faccio, specie se il lavoro non mi impegna troppo la mente. E lavare non impegna troppo...

Pensavo e ripensavo a tutto, a quel che i lettori avevano detto, ai commenti che avevo ricevuto ed anche al mio sentire quando avevo riletto ed ai sentimenti che avevo provato. Erano parole ispirate da amore, amore di padre e tenerezza che non tengo dentro me, ma che cerco di regalare non tanto spesso a lei, mia figlia, perché sono timido, bensì molto agli altri, forse perché un giorno qualcuno dica a lei che suo padre le ha voluto più bene di quanto è stato abile a dire, e magari anche per spingere qualcun altro a non essere timido come me...

Queste parole e questi sentimenti mi avevano addolcito la serata, era una serata di incipiente autunno, dove la pioggia appena esaurita si mischiava agli odori dell'ottobre vicino al mare.

Ed io facevo il bucato.

Lavavo a mano, per risparmiare: uomo solitario e solo, singolo padre che cerca di evitare sprechi, eco-uomo che vuol anche cercare di offrire un suo piccolo obolo, sull'altare sacrificale dell'equilibrio con la natura.


E mentre lavavo e sciacquavo e toglievo sapone e insaponavo ancora, un fulmine mi ha invaso il cuore: i miei ragazzi, alcuni in particolar modo!

Ne ho visto i visi e sentito le voci. Sono i ragazzi a cui tutti i giorni dedico forze e speranze, senza che loro forse se ne avvedano. Sono quei puledri tutto urla e corsa, maschi che scorrazzano nel maneggio della scuola domatori dove vivo e lavoro, ragazzi con cui vivo momenti che un giorno saranno ricordi di un passato sempre bello.

Il flash me li ha portati alla mente e nel cuore. I pensieri che prima avevo messo bene per la bambina che è nata dal mio sangue per mano di una mamma un dì mia moglie, ora erano pensieri e sentimenti che avvertivo e forti per loro, i puledri scalcianti di tutte le mattine. Ho avvertito un gettito di amore che mai avevo percepito così intenso e forte e li ho abbracciati, in cuor mio, mentre le mani strizzavano panni e strofinavano macchie di olio o altro.

Il fisico faceva cose che nulla avevano a che fare col cuore eppure qualcosa dentro, nel mio profondo, amava, come poche volte ho fatto, altri esseri umani e ne percepiva qualcosa di comune che non è solo umanità

Si crede nel Buddismo che la buddità è innata in tutti e che la percepiamo negli altri, la dovremmo vedere e percepire... sempre... e per questo si prega alla maniera buddista, cioè si recita, perché il buddismo non prevede preghiere a nessuno, ma un meditare a voce alta...

Ma io non stavo che lavando panni,... eppure amavo e sentivo quei puledri come miei intimi figli adottati un momento, miei interamente, stretti a me per non so qualche strano meccanismo del cervello o del cuore o di tutto me stesso, forse della mia buddità...

E sono stato felice. Non per me, bensì perché, per un istante, ho voluto veramente bene ad altri come mai era accaduto nel mio vivere fino ad oggi. Altri con cui non ho legami di sangue intendo, altri con cui il rapporto forse è occasionale.

Ora amavo! In quel minimo intervallo di tempo ho amato assai profondamente e ne sono stato ripagato, con una forma di felicità e serenità che non so descrivere, ma che ben ricordo ancora adesso.


I panni sono stati lavati, sono stati strizzati e stesi, sotto gli occhi attenti del gatto nero che da poco tempo fa parte aggiunta di una famiglia diversa da quella mia di un dì. E l'illuminazione è lentamente svanita, si è dissolta come l'immagine finale di un film in cui i due si allontanano mano nella mano ed i titoli di coda lentamente scorrono con la musica che prende il posto dell'immagine, e tu ti alzi contento di ciò che hai visto.

Così tutto si è cancellato, dallo schermo che avevo davanti nel mio fare il bucato, ma non dal cuore.


Sono rimasti i ragazzi, ma quelli li vedo ancora domani mattina, fanno parte delle mie mattine per nove mesi di almeno tre anni di seguito, se nulla accade a sconvolgere la vita di un professore come me.

Sono rimasti i sentimenti che ho avvertito, l'amore verso loro tutti, quell'abbraccio del cuore che non so dire bene, ma che era ed è chiaro ancora, ed è rimasta la traccia nel blu del cielo del mio animo, come un jet scandisce una linea lassù, così è rimasta quella traccia e la memoria. La memoria non tradisce, almeno non questa e ciò mi conforta, mi rimane il suo regalo e con questo ora chiudo le righe e la copertina del blocco elettronico, metto la parola fine, ed il lucchetto al cuore, per tenere al sicuro tutto questo, per chiuderlo in una cassaforte in cui solo io so dove andare a ricercare e dove solo io posso guardare.


Ma forse non sono solo... no, guarda qui anche tu... è bello veramente!



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