giovedì 28 ottobre 2010

Claudio Rigon – “ I fogli del Capitano Michel “ – Ed. Einaudi


Ho recensito questo bel libro e mi piace mettere qui il mio commento per condividerlo.


Quando l'ho intravisto e poi preso, sullo scaffale del negozio, credevo che questo libro fosse un po' uno dei tanti, sulla Grande Guerra. Essendo un appassionato dei luoghi di montagna dove questa Guerra si è svolta, l'Ortigara ha, per me, un fascino speciale, ed ho letto diversi scritti, primo quello di G. Pieropan, pertanto credevo che questo scritto si attestasse un po' sulla scia dei molti libri di quel tipo.

Invece ho scoperto qualcosa di diverso e nello stesso tempo di intrigante e delicatamente affascinante.

L'autore, insegnante di Fisica nella scuola superiore, ed appassionato di foto dei campi di battaglia della sua zona, appunto l'Altopiano dei Sette Comuni, racconta di come abbia rinvenuto una serie di foglietti (circa duecentocinquanta) con i fonogrammi, conservati, di un certo Capitano Michel, riguardanti un periodo, piuttosto breve ai nostri occhi, (24/6/1916 – 29/7/1916) da lui trascorso col battaglione di alpini, di cui aveva appena assunto il comando, l'Argentera, e che testimoniano, mediante le parole scritte proprio in momenti cruciali di quel mese passato ai piedi dell'Ortigara, proprio nella zona “calda” del fronte dell'Altopiano, emozioni, e fatti, non i forma romanzata, bensì di descrizione indiretta di vita vissuta e dei problemi più o meno gravi e seri, di cui il capitano era allo stesso tempo protagonista e narratore inconscio , quasi un cronista della diretta per noi che leggiamo. Alla luce di ciò il periodo di poco più di un mese diventa un'eternità, perché ogni momento è stato vissuto con intensità e con emozioni degne di anni della nostra vita cittadina moderna.


Durante la lettura mi sono sentito quasi seguire l'autore, Claudio Rigon (al primo impatto davanti allo scaffale della libreria avevo creduto trattarsi di Mario Rigoni Stern, il famoso “sergente” di Asiago, non avendo letto bene il cognome dell'autore e ben mi incolse questa svista, portandomi un bel libro nelle mani!) nel suo sistemare i foglietti in ordine cronologico sul tavolo del Museo del Risorgimento di Vicenza, per dare un senso ed una coerenza temporale ai vari messaggi che via via tirava fuori da una o delle più buste della “Donazione Michel”.

Mi è parso quasi di stare alle sue spalle e leggere di sottecchi le parole tracciate a mano sulle carte ingiallite, e intuire anche le emozioni del ricercatore-lettore che con rispetto e cura, andava via via cercando di farsi un'idea di ciò che il capitano ed i personaggi che man mano comparivano nei suoi scritti, (personaggi realmente vissuti e alcuni anche morti, fra i sassi dell'Ortigara) avevano vissuto e provato.

E' metodico e tranquillo, mai noioso o statico, il lavoro di ricostruzione emozionale che Claudio Rigon svolge mediante questi “foglietti” e sa sapientemente intercalare, fra uno e l'altro di essi, alcune personali sensazioni ed intuizioni, come qualche, rara, citazione tratta da libri famosi come quello di Lussu (“Un anno sull'altopiano”), dipingendo via via, un quadro fatto di realtà e di uomini che hanno dato a quei luoghi ed a quei posti che anche io ho visitato rimanendone come stregato, una loro fisionomia, un senso, nell'insensata carneficina a cui sono stati sottoposti, loro malgrado.

L'abilità di Rigon sta nell'aver saputo fare ottimo uso del materiale che aveva: fogli che ad un primo impatto potrebbero apparire asettici e abbastanza vuoti di fatti per poter irretire l'attenzione del lettore. Si tratta di ordini anche molto sintetici dati nell'infuriare della battaglia o questioni di vettovagliamento o ancora relazioni di avvenimenti come diserzioni durante i momenti tragici di giorni in cui i soldati nelle trincee erano consapevoli di essere destinati a morte quasi certa, ovvero ancora piccole divagazioni su una penna stilografica che un ufficiale subalterno si era premurato di acquistare per lui ovvero su un orologio che doveva essere riparato, perché danneggiato nella confusione del combattimento.


Va a plauso dell'autore di questo libro, l'aver saputo anche inserire, sempre con molto rispetto per il lettore (e per la memoria dello stesso Capitano Michel) le notizie sul Capitano stesso: ben tre medaglie d'argento, tratteggiando l'immagine di ufficiale piuttosto scevro di retorica e finzione, che nell'animo aveva l'umanità che gli serviva, pur trattandosi di fatto di un eroe che del suo eroismo non ha mai fatto menzione, e di un ufficiale del Regio Esercito Italiano, nel 1916, per mettere con matura tranquillità, se stesso a svolgere il proprio compito per proteggere la vita dei “suoi”alpini ed assolvere il dovere di soldato mandato sull'Ortigara a combattere, e forse a morire.


Tutto ciò fa di questo libro una lettura non solo piacevole, ma direi da “sorseggiare” come si fa con del buon vino, per assaporarne il “corpo” e gustarlo e lasciare spazio alle emozioni nostre di lettori, grati a chi ha svolto un degno lavoro di ricerca e di ricostruzione fra il 2001 ed il 2009, e lo offre come qualcosa che può essere apprezzato da chiunque ne abbia l'animo. Noi lettori moderni, seduti comodamente nei nostri salotti, possiamo cercare soltanto di immaginare e forse lontanamente intuire le paure ed il coraggio di affrontarle, che uomini di vero spessore come il Capitano Michel, come appunto E. Lussu e tanti altri come loro, ci hanno mostrato, lasciandoci un esempio non fatto di parole, ma di vita vissuta.



1 commento:

Chiara ha detto...

Sono finita sul tuo blog cercando sul web tutto ciò che potevo su Bonatti. Poi scopro che qualcun altro ancora ama leggere Rigoni Stern. Ti firmi A.D. Thoureau, e invece io conosco Henry David Thoreau... "Andai nei boschi perché volevo vivere in profondità e succhiare tutto il midollo della vita... per non scoprire in punto di morte di non aver mai vissuto ". ....C'è qualche attinenza fra i due?
Chiara