Nel buio
della notte, mi sveglio improvvisamente, mai saprò se si tratta del
raffreddore o della tosse, o di altro. Ho la sensazione che sia la
seconda ipotesi, ma chi ha certezze assolute in questa vita?
Non ha
importanza, importa seguire il filo, quella sottile traccia di luce,
o di profumo, che mi suggerisce la direzione della mente.
E la
mente segue, docile, in questo momento, almeno all'apparenza,
governata da me e non cavallo pazzo, autonoma ed impossibile a
dirigere, come durante la luce del sole.
Mi alzo,
gli occhi sono aperti come di giorno, eppure attorno tutto è
silenzio, il sonno regna fra gli umani. La gatta mi scruta, si
strofina, sento le sue fusa, poi torna ai piedi del letto, caldo,
dove ama avere il suo regno.
Mi alzo,
gli occhi sono aparti, ma non come quando c'è il sole.
Ragiono,
ma non normalmente.
Ragiono...?
a che serve dire che “ragiono” ? Che senso ha volerlo a tutti i
costi? In realtà sto seguendo la traccia, avverto che devo,
voglio andare, seguire , e lo faccio, non mi curo del come e di dove
mi conduca.
Scrivo,
al computer che ormai è il mio taccuino. Non sono provetto a farlo
svelto, eppure, nel buio, le dita trovano i tasti come non faccio col
sole, le parole sgorgano come torrente di montagna, quei torrenti di
cui amo sentire lo scroscio amico quando li avvicino nel verde. Il
filo si sviluppa, chiaro, semplice. Scrivo e capisco, mentre scrivo
si chiarisce cosa, e sento che mi sto aprendo a qualcosa che non so
cosa sia, ma lo sento chiaro, ne sento la potenza, il chiarore come
di un alba che fisica non è: alle tre del mattino il sole è ancora
un ricordo di ieri.
Riprendo
tutti i pensieri che prima, nel letto stavano là, accavallati,
accalcati e pronti ad uscire, come paracadutisti in fila per
lanciarsi nel vuoto. Ora escono tutti, e la linea si fa chiara.
Nel buio
mi sento come se avessi la luce, ma non di qualche verità come
quelle di cui ormai è troppo intasata la vita di tutti, una verità
più intima, semplice, reale, la mia. La mia piccola e banale storia
diventa più semplicemente chiara.
Mi
tornano episodi, ritorna il ricordo anche del passato remoto, anni
dietro, secoli fa della mia infanzia e ne scovo particolari, ne vedo
piccoli momenti, li vivo come fossero qui e li trovo nuovi eppure
noti: tutto è diverso, tutto è nuovo, eppure già era noto.
Lo
sciamano che è in me sente chiare certe cose, vede cose che
il sole mi offusca, sono un morto vivente che cammina fra apparenti
vivi, sapendo dove cercare. Ma io non cerco la morte, bensì la Vita,
quella vera, che al sole viene nascosta dal clamore, dall'abbaglio,
dal caos, e la vedo ben chiara, la seguo, la sto pedinando. Non sono
affatto morto, sono morto a quella vita, che chiamiamo così
perché ci è stato insegnato, ma avverto e vedo questa come
Vera, nessuno me ne leverà mai più la certezza, lo so!
Trascorre
il tempo, lento eppure come lampo, mi ritrovo a vedere che la notte
forse sta iniziando a scemare, e torno a riposare, a svolgere la
routine giornaliera.
Ormai un
dado è stato tratto, non si torna indietro, non più, le legioni
hanno le navi bruciate e si va solo avanti verso la Vita. Sorge il
sole in questo novembre del litoarle romano, e un vago sorriso mi si
disegna nello sguardo o nel cuore mentre preparo il caffé del
mattino: “good morning..sciamano..”
Nessun commento:
Posta un commento