sabato 17 novembre 2012

Nel buio lo sciamano intravede la luce


Nel buio della notte, mi sveglio improvvisamente, mai saprò se si tratta del raffreddore o della tosse, o di altro. Ho la sensazione che sia la seconda ipotesi, ma chi ha certezze assolute in questa vita?
Non ha importanza, importa seguire il filo, quella sottile traccia di luce, o di profumo, che mi suggerisce la direzione della mente.
E la mente segue, docile, in questo momento, almeno all'apparenza, governata da me e non cavallo pazzo, autonoma ed impossibile a dirigere, come durante la luce del sole.

Mi alzo, gli occhi sono aperti come di giorno, eppure attorno tutto è silenzio, il sonno regna fra gli umani. La gatta mi scruta, si strofina, sento le sue fusa, poi torna ai piedi del letto, caldo, dove ama avere il suo regno.
Mi alzo, gli occhi sono aparti, ma non come quando c'è il sole.
Ragiono, ma non normalmente.
Ragiono...? a che serve dire che “ragiono” ? Che senso ha volerlo a tutti i costi? In realtà sto seguendo la traccia, avverto che devo, voglio andare, seguire , e lo faccio, non mi curo del come e di dove mi conduca.

Scrivo, al computer che ormai è il mio taccuino. Non sono provetto a farlo svelto, eppure, nel buio, le dita trovano i tasti come non faccio col sole, le parole sgorgano come torrente di montagna, quei torrenti di cui amo sentire lo scroscio amico quando li avvicino nel verde. Il filo si sviluppa, chiaro, semplice. Scrivo e capisco, mentre scrivo si chiarisce cosa, e sento che mi sto aprendo a qualcosa che non so cosa sia, ma lo sento chiaro, ne sento la potenza, il chiarore come di un alba che fisica non è: alle tre del mattino il sole è ancora un ricordo di ieri.
Riprendo tutti i pensieri che prima, nel letto stavano là, accavallati, accalcati e pronti ad uscire, come paracadutisti in fila per lanciarsi nel vuoto. Ora escono tutti, e la linea si fa chiara.

Nel buio mi sento come se avessi la luce, ma non di qualche verità come quelle di cui ormai è troppo intasata la vita di tutti, una verità più intima, semplice, reale, la mia. La mia piccola e banale storia diventa più semplicemente chiara.
Mi tornano episodi, ritorna il ricordo anche del passato remoto, anni dietro, secoli fa della mia infanzia e ne scovo particolari, ne vedo piccoli momenti, li vivo come fossero qui e li trovo nuovi eppure noti: tutto è diverso, tutto è nuovo, eppure già era noto.

Lo sciamano che è in me sente chiare certe cose, vede cose che il sole mi offusca, sono un morto vivente che cammina fra apparenti vivi, sapendo dove cercare. Ma io non cerco la morte, bensì la Vita, quella vera, che al sole viene nascosta dal clamore, dall'abbaglio, dal caos, e la vedo ben chiara, la seguo, la sto pedinando. Non sono affatto morto, sono morto a quella vita, che chiamiamo così perché ci è stato insegnato, ma avverto e vedo questa come Vera, nessuno me ne leverà mai più la certezza, lo so!

Trascorre il tempo, lento eppure come lampo, mi ritrovo a vedere che la notte forse sta iniziando a scemare, e torno a riposare, a svolgere la routine giornaliera.

Ormai un dado è stato tratto, non si torna indietro, non più, le legioni hanno le navi bruciate e si va solo avanti verso la Vita. Sorge il sole in questo novembre del litoarle romano, e un vago sorriso mi si disegna nello sguardo o nel cuore mentre preparo il caffé del mattino: “good morning..sciamano..”


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