Sono stato fortunato.
Sono nato 56 anni fa da
due genitori, che ormai non sono più qui, da cui ho avuto affetto,
serenità e calore familiare, malgrado avessero difetti come ogni
essere umano di questo mondo.
Nessuna violenza di alcun
tipo, eccetto il fatto che di scapaccioni sul sedere ne ho avuti, ma
quella non era violenza, perché ne ho avuti solo quando è stato
necessario. Nessun altro tipo di traumi particolari.
Una adolescenza serena,
anche se con poco denaro, con cose essenziali e semplici, ma quelle
che mi lasciano una memoria densa di affetto e un po' anche di
nostalgia, lo confesso.
La domenica mattina (in
realtà la cerimonia iniziava il sabato sera), quando ero
piccolo giocavo, quando ero più grande studiavo, ma costantemente
con un odore di sugo fatto con pomodori, alle volte con della carne a
spezzatino messa a cuocere e stufare lentamente. Per ore questo
tegame (allora di coccio e non di acciaio inox) in cui il rosso
diventava sempre più intenso e questo odore che si spandeva in casa
e faceva da sottofondo alle faccende tutte.
O la sera prima, se tutto
era iniziato presto nel pomerigio del sabato, ovvero in mattinata
della domenica, poi, avveniva l'altro rito: passare il tutto in quel
passino a manovella, di acciaio inox, quello sì, che spesso toccava
a me, in cui entrava tutto, tranne la carne, è naturale, e da ci
usciva polpa.
Poi ancora a cuocere, o
meglio a consumare, rapprendere, diventare quel sugo così buono con
cui mia madre, poi, verso le 13, condiva la pasta che era buona come
più ne ho mangiate nel tempo.
I pomodori non sono
quelli che allora compravamo al mercato. Qualche contadino veniva fin
là, a Roma, a vendere il prodotto del suo lavoro, e noi compravamo
quasi a km zero, e gustavamo sapori che ormai abbiamo dimenticati.
In tutto ciò, la vita
familiare si svolgeva in una routine direi molto ripetitiva, eppure
c'era qualcosa che la rendeva bella, serena, direi unica.
Armonia. Malgrado non
avessimo che una TV regalataci a forza dal nonno, e niente altro
svago che una radio a valvola, ricostruita perché era un ricordo
della famiglia, ma niente altro: PC, microonde, cinevison o stero a
dieci canali, nemmeno l'automobile per fare le gite fuori Roma, per
sfuggire alla metropoli, niente altro...
Eravamo sereni, tutti,
ognuno a modo suo.
Ora provo, sto provando a
riappropriami di quel calore umano. Provando....reimparando..
Sarà l'età o veramente
che avverto quel che veramente è essenziale a Vivere una Vita: ora
preparo il sugo di pomodoro, non sempre, ma lo faccio, provo, seppure
i pomodori sono diversi. Provo a stare la domenica in casa al
mattino, seppure prima mi faccio 12-15 km di footing, al mattino
presto. Provo a mettermi a leggere, gustando di quel calore che emana
da questi gesti semplici e banali, ma che amo, ancora o di nuovo.
Curo le piante del mio
orto (per ora) sul terrazzo. Pulisco casa, riordino o
organizzo il bucato. Insomma faccio qualcosa che vagamente posso
dire, sono le faccende della domenica.
Ma questo non significa
che non andrei volentieri fuori a fare un giro in montagna, se ne
avessi la possibilità...
Ma cerco di assaporare,
ricercare e ricreare quelle piccole cose, banali, quasi senza
importanza, apparente, che invece sono quelle che mi rendevano serena
la vita, ma che la rendevano vivibile e serena anche ai genitori con
le loro preoccupazioni da adulti.
La strada per riprendere
in mano la Vita, o forse per prenderla finalmente in mano, sento nel
cuore mio, passa anche di qui...
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