domenica 15 maggio 2011

Una pizzetta al pomodoro...



Al mattino fa sempre fresco, anche in estate, figuriamoci ora, a maggio.

Scendo in strada che molti ancora dormono: vado a sentire il sussurro del mare e l'odore del vento. In realtà, vado ad ascoltare il mio cuore e per questo ho bisogno di silenzio, quel silenzio dentro se stessi di cui parla Aurobindo e che mi fa sentire tante cose nuove.


Nella cittadina dove vivo, il porto è bello, pulito e ordinato, le barche messe per bene e tutte abbastanza ben tenute; ogni cosa è al suo posto, veramente adatta a quelli che hanno bisogno di vedere ogni casella squadrata ed ordinata e nulla che non sia al posto giusto.

Ma nella cittadina vicina, solo 3 km, non è così.

L'ho scoperta che è poco, la zona da diporto, ove stanno barche meno belle di quelle altre, sono più piccole, meno in ordine, ed anche quelle a vela, quelle belle, da ricchi, sembrano meno pulite, forse lo sono anche. Ma c'è qualcosa di diverso che mi attira.


Arrivo alla strada che va verso il mare, sono a piedi e il sole giàcarezza i tetti, un vento appena accennato muove i capelli di una donna che incrocio di sfuggita, lei fa jogging, io cerco altro, gli sguardi si trovano per un attimo.

Un vago odore di salsedine mi sfiora. Non amo il pesce, anzi non lo mangio affatto, eppure quell'odore mi piace, mi ricorda quando ero ragazzino e con i genitori passavo delle estati fra i porti di Gaeta Formia e loro si abbuffavano di zuppa di pesce, mentre io mangiavo la miglior pasta al pomodoro della mia vita; ero felice e spensierato, e quell'odore mi è rimasto dentro, custodito nella parte calda del cuore.


Vado verso il molo, le barchette dondolano lente; il porto si sta ancora svegliando, capelli dritti, occhi cisposi, respiro quasi stanco, ancora reduce dai sogni della notte.

Poche voci, gente mattiniera per motivi vari. Qualcuno che prepara mute e bombole, qualcuno con ami e canne varie, altri che non so bene, con uno zaino pesante da trascinare, pochi, quasi attenti a non disturbare quell'aria così magica per tutti.


Pochi metri, forse cinquanta, e sul molo compare il chiosco: poche sedie e qualche ombrellone pronto a dare riparo dal sole che tra poco batterà forte. Rumore di bicchieri o piatti, acqua che scorre, voci sorridenti, due anziani seduti con caffellatte davanti a loro e paste intinte dentro, soddisfatti del buono che assaporano e che vedo dai loro sguardi

L'odore di salsedine è più concreto, lo sciaquio che fa urtare qualche legno di barca, è il sottofondo, e mi avvicino.

E' un bar di altri tempi, di quelli che vedo nelle foto che in zona trovo in qualche locale, e che ricordano di quando gli Americani sbarcarono per andare a liberare Roma: mi ritrovo in un film che racconta di quando anche io non c'ero.

Un cesto di fragole, appena arrivate dal mercato, viene lavato per prepararle, un cartello recita :”Oggi fragole con limone o con panna” e sento i commenti di due giovani che stanno per andare in mare e che sanno già cosa avranno al ritorno.

Prendo una pizzetta rossa ed un cappuccino con latte freddo: accoppiata improbabile, eppure è quella che ho vissuto nei tanti anni avuti nell'adolescenza, e ritorno là pur vivendo qui, ora.

Quanto è buona quella pizza, unta quanto basta a farmi capire che viene dal fornaio e non da pizzeria e quanto è semplice tutto, quanto non formale, quanto non bello all'apparenza. Eppure avverto il bello dietro, dentro, lo avverto come caldo abbraccio e mi sento bene, vorrei abbracciare tutti è dovunque.


Ma devo tenere dentro, stare in silenzio e solo ora posso dirlo, dopo, quando metto le parole qui, su un foglio o in un file del computer.


Eppure una piccola pietra di valore, per me, oggi, è entrata nella tasca, e rimane nelle mani, quando vado in giro. La mano se la gira e se la sente fra le dita, l'animo se ne è appropriato.


Il porto è sporco, poco turistico, poco attraente. Eppure quel chiosco è molto più bello del bar-pasticceria che sta nella mia cittadina dove tutto è luminoso e lucente e pulito.


Oggi esco, fa fresco anche ora: vado là, voglio un'altra pizzetta unta col cappuccino col latte freddo.


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