martedì 24 maggio 2011

24 Maggio 2011





24 Maggio!

Il Piave mormora, i fanti passano, il fiume, calmo e placido, li osserva e sa già cosa accadrà di lì a poco.

La Natura ha una sua saggezza, forse rispecchia la Natura Divina del Tutto, ma è come se sapesse, se nulla la stupisse e la potesse prendere alla sprovvista. La Natura sa.

E' l'uomo che non impara nemmeno dai suoi errori, o da quelli dei padri, o dei nonni. L'uomo è un eterno bambino che deve sempre farsi male, poi piangere ed andare dalla mamma a farsi consolare; salvo, poi, dopo un po', ripetere esattamente lo stesso che lo ha portato a farsi male. Mettendoci l'amplificatore del progresso, che vuol dire, riuscire a farsi ancor più male!


Guerra!

L'Italia si deve liberare dallo straniero.


In nome di questo sono morti in migliaia, sono rimasti senza gambe o braccia, o con l'animo nero della polvere degli scoppi, con il cuore a seccarsi lentamente nel ricordo di ciò che toccò loro vivere.

Molti andarono a vedere se era vera gloria, e molti udirono cose inenarrabili, molti ne videro, tutti tornarono diversi, non più spavaldi come quando avevano marciato sicuri di cacciare lo straniero.

E lui, lo straniero, ebbe medesima sorte, medesima pena, perché anche lo straniero è fatto della stessa pasta mia, e soffre e combatte per non morire, o sperare di arrivare a domani e ricominciare a sperare.

Non si poteva pensare questo allora, a dirlo si veniva messi al muro, a pensarlo anche. Eppure...

Non c'era Internet, non c'era la globalizzazione, allora non si sapeva, la radio era in mano al potere, non come oggi!

Oggi c'è la Rete, oggi c'è la voce che corre e le cose che si sanno, oggi siamo diversi.

Oggi tutto è diverso.


Non c'è più la guerra. Le Costituzioni, anche la Nostra, aborriscono la guerra come strumento di contesa, anzi, dicono che noi rifuggiamo la guerra.

Infatti oggi la guerra non c'è più.

Oggi ci sono “operazioni di polizia internazionale”, oggi si inventano false maniere di definire le cose.

Quello che leva la mondezza dalla strada è un operatore ecologico.

Quello a cui mancano le gambe e non può correre più, è diversamente abile, eppure io posso correre e lui no. Sì diversamente...

Oggi non si ha nemmeno il coraggio di dire le cose come sono, si gioca con le parole.

I nostri soldati stanno a migliaia di chilometri, anche oggi, ma non vanno a scacciare lo straniero. Cacciare lo straniero è aggredirlo, quello che si faceva prima era aggredirlo, era usare la violenza. Oggi no!

Oggi sono operatori di pace.

Oggi portano la democrazia.

Oggi sono chirurghi di pace...

I loro fucili sono armati di proiettili, veri, più efficaci di quelli del 24 maggio di quasi cent'anni fa.

Ma oggi anche si muore, magari coi proiettili arricchiti di uranio da noi stessi. Ma non è dimostrato, non si può... non si deve dire!

Oggi vanno là non per spirito di Patria come forse alcuni andarono sulle Alpi cent'anni fa, illusi per le idiozie di altri, che stavano al sicuro.

Il mio amico che non aveva i soldi per comprare casa nemmeno in borgata fuori Roma, lui è andato 3 mesi a rischiare di saltare su una mina dei talebani, selvaggi in casa loro.

Uomini, anche loro, anche se sembrano tristi e arrabbiati.

Lui è tornato, per sua fortuna, ma mica si è divertito molto. Tant'è che non vuole più tornarci. Preferisce fare il secondo lavoro per pagare il mutuo di casa, in borgata fuori Roma, meglio che tornare laggiù a portare la democrazia...


Ci sono stato a vedere dove andarono al massacro. Ragazzi come quelli a cui spiego cose di elettronica e non gliene frega nulla e che nemmeno sanno perché io lo ricordo il 24 maggio. Come quello che gioca a fare il fidanzato di mia figlia e che là, sulle Alpi non ci andrebbe nemmeno in cartolina, perché la settimana bianca è troppo faticosa, meglio la PSP...


Allora, forse, c'era qualcosa che forse illudeva.

Almeno c'era un vago sentore di eroismo a farsi massacrare là, eppure era sempre buttare la vita. Forse obbligati, forse costretti. Come accadde a mio papà, nella guerra del '40, che non andò in Russia per miracolo. Poteva stare anche lui con il sergente Rigoni e tornare a piedi dall'inferno bianco, mio papà. O morire nel bianco, senza fare la settimana bianca, ché mio papà non ha mai saputo sciare.

Ebbe fortuna: 50 della sua divisione furono mandati altrove, a Nizza, in Costa Azzurra, a occuparla. Gli altri diecimila, invece, sulla neve. Ne tornarono forse duecento...


Quel 24 maggio è stato celebrato e forse anche io ne sento il fascino. Da piccolo avevo mandato a memoria “Il Piave mormorava”, lo ricordo anche oggi. E anche se mai avrei sottoscritto la guerra, ho rispettato tutti quelli che erano là, nei mille posti sulle montagne dove sono stato e ne ho trovato i segni anche oggi, i luoghi dove stavano a morire, anche solo di freddo .. o paura.

Oggi sono quasi cent'anni.


Oggi non c'è più la guerra. Siamo in pace. Oggi è diverso, stiamo bene e non si muore così, andando al massacro fra sassi e facendo da bersaglio a chi sta poco oltre e se la fa sotto come me, perché domani tocca a lui.

Oggi si muore di altro.


Non so se veramente stiamo tanto meglio, se veramente siamo evoluti. Non lo so mica tanto.



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