mercoledì 12 marzo 2014

Sono tornato alla "mia" terra








Lo scrivo fra virgolette perché la terra, a mio parere, non appartiene a nessuno, forse siamo noi, maggiormente, ad appartenerle, visto che quando finiremo la nostra opera qui, a lei torneremo...
Ma piace pensarlo e sentirlo anche: “la mia terra”, nel cuore, e quindi anche io scrivo così, nessuno se ne avrà a male, credo....

Sono tornato ieri, dopo giorni di assenza.
Motivata e bene anche, ma di assenza che, oggi me ne rendo conto, mi aveva lasciato una sorta di vuoto, anche se non doloroso, non nel senso comune, un senso di attesa, di mancanza forse, di qualcosa che...manca, sì, credo sia questo!
Stavo bene lontano, immerso nella città, nella normalità e nella vita che tutti consideriamo normale, perché così ci è stato insegnato fin da bambini, da genitori ignari anch'essi, per la maggior parte, o comunque convinti che fosse meglio per i loro figli, avere una vita diversa.
Così nel tempo, gradualmente, pian piano, ci siamo assuefatti al veleno, esattamente come Mitridate; e quel veleno è diventato quasi necessario alla nostra sopravvivenza, come la droga che ti manda in crisi di astinenza.

Così crediamo tutti, io per primo fino a ieri, che stare tra tanti, inglobati in cubicoli, accatastati peggio che la legna da ardere, intristiti da una solitudine vissuta nel chiasso e nel mucchio di tanti come noi, eppure atroce e straziante, piegati nello spirito e nell'animo da una frusta assai più efficacie di quella degli schiavi nelle piantagioni di cotone, lentamente crediamo e ci convinciamo, che quello sia l'unico modo di vivere e forse addirittura il migliore, anzi, ci si ritiene fortunati della nostra evoluzione.

Ma basta, poi, avere un flash, un piccolo sprazzo di vita fuori dal normale e magicamente avvertiamo in noi cose sconosciute, emozioni, odori, rumori, canti di animali, voci lontane, scorrere di acqua, vento fra le foglie, e una serenità che mai avremmo creduto esistere.
Per salvarci l'animo spesso la cataloghiamo come relax dallo stress della vita quotidiana, da vivere e gustare, ma.... per poi tornare alla normalità, senza farci illusioni e senza montarci la testa.
Però, alle volte, ci si sveglia, ci accade, per fortuna, come Paolo sulla via di Tarso, di cadere da cavallo e nell'avvertire il dolore, di aprire uno sguardo, di fare silenzio e porci domande senza avere quel condizionamento di sempre, mettendolo, invece, da parte per un momento.
E avvertiamo che non è come avevamo sempre creduto.
Intuiamo che c'è dell'altro, che dietro l'angolo non c'è il vuoto buio e nero e... pericoloso, ma altro: altro di diverso, che vale quanto quello a cui siamo avvezzi e che forse ci va anche di andare a esplorare, magari per poi tornare indietro, ma almeno consapevoli.

Alle volte accade.

Alle volte no, alle volte scappiamo, scriviamo agli amici su FB che abbiamo visto cose splendide, mandiamo anche delle foto scattate sul momento, perché una visione è meglio di tante parole e … scrivere fa fatica, fa anche male, alle volte, può far pensare a noi stessi, può metterci davanti alla verità.

E poi torniamo a fare le cose di sempre.



Alle volte no.
Talvolta, per qualche fortunata coincidenza non facciamo così, bensì mettiamo nel cuore ed accumuliamo, accumuliamo e facciamo nostre e poi... un giorno scopriamo l'acqua calda: che siamo animali, fatti per vivere e non per soprav-vivere, che visto che diciamo di avere il libero arbitrio possiamo anche scegliere di andare fuori e provare a buttarci nel vuoto che poi vuoto non è, finché abbiamo questa possibilità, ché lentamente stanno elaborando modi per togliercela, questa libertà.

E quando allora, come ieri sera, torni e senti l'odore della terra, quando ci corri a mettere le mani dentro e ti senti bene, senza per questo condannare e bruciare come eretico tutto il resto, solo, godendo di questa possibilità che la Vita ti offre e regala, allora hai la conferma, che quello che credevi e temevi fosse un salto pericoloso, non era altro che un tornare seguendo un richiamo che avevamo e che abbiamo tutti, dentro....


E ti fermi, lasci che il rumore si posi, stai immobile, cerchi la luna con lo sguardo e in silenzio, ché ogni parola sarebbe di disturbo a te stesso, preghi, ringrazi e respiri a fondo, perché la tua preghiera è quella, non è una litania inventata da altri uomini, ma è la voce del tuo cuore e la lasci fluire pregno di gratitudine e di serenità e auguri a te di poterla condividere quella sensazione e quei momenti, prima o poi, con chi tu sai.....



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