Lo scrivo fra virgolette
perché la terra, a mio parere, non appartiene a nessuno,
forse siamo noi, maggiormente, ad appartenerle, visto che quando
finiremo la nostra opera qui, a lei torneremo...
Ma piace pensarlo e
sentirlo anche: “la mia terra”, nel cuore, e quindi anche io
scrivo così, nessuno se ne avrà a male, credo....
Sono tornato ieri, dopo
giorni di assenza.
Motivata e bene anche, ma
di assenza che, oggi me ne rendo conto, mi aveva lasciato una sorta
di vuoto, anche se non doloroso, non nel senso comune, un senso di
attesa, di mancanza forse, di qualcosa che...manca, sì, credo sia
questo!
Stavo bene lontano,
immerso nella città, nella normalità e nella vita che tutti
consideriamo normale, perché così ci è stato insegnato fin da
bambini, da genitori ignari anch'essi, per la maggior parte, o
comunque convinti che fosse meglio per i loro figli, avere una
vita diversa.
Così nel tempo,
gradualmente, pian piano, ci siamo assuefatti al veleno, esattamente
come Mitridate; e quel veleno è diventato quasi necessario alla
nostra sopravvivenza, come la droga che ti manda in crisi di
astinenza.
Così crediamo tutti, io
per primo fino a ieri, che stare tra tanti, inglobati in cubicoli,
accatastati peggio che la legna da ardere, intristiti da una
solitudine vissuta nel chiasso e nel mucchio di tanti come noi,
eppure atroce e straziante, piegati nello spirito e nell'animo da una
frusta assai più efficacie di quella degli schiavi nelle piantagioni
di cotone, lentamente crediamo e ci convinciamo, che quello sia
l'unico modo di vivere e forse addirittura il migliore, anzi, ci si
ritiene fortunati della nostra evoluzione.
Ma basta, poi, avere un
flash, un piccolo sprazzo di vita fuori dal normale e magicamente
avvertiamo in noi cose sconosciute, emozioni, odori, rumori, canti
di animali, voci lontane, scorrere di acqua, vento fra le foglie, e
una serenità che mai avremmo creduto esistere.
Per salvarci l'animo
spesso la cataloghiamo come relax dallo stress della vita quotidiana,
da vivere e gustare, ma.... per poi tornare alla normalità, senza
farci illusioni e senza montarci la testa.
Però, alle volte, ci si
sveglia, ci accade, per fortuna, come Paolo sulla via di Tarso, di
cadere da cavallo e nell'avvertire il dolore, di aprire uno sguardo,
di fare silenzio e porci domande senza avere quel condizionamento di
sempre, mettendolo, invece, da parte per un momento.
E avvertiamo che non è
come avevamo sempre creduto.
Intuiamo che c'è
dell'altro, che dietro l'angolo non c'è il vuoto buio e nero e...
pericoloso, ma altro: altro di diverso, che vale quanto quello a cui
siamo avvezzi e che forse ci va anche di andare a esplorare, magari
per poi tornare indietro, ma almeno consapevoli.
Alle volte accade.
Alle volte no, alle volte
scappiamo, scriviamo agli amici su FB che abbiamo visto cose
splendide, mandiamo anche delle foto scattate sul momento, perché
una visione è meglio di tante parole e … scrivere fa fatica, fa
anche male, alle volte, può far pensare a noi stessi, può metterci
davanti alla verità.
E poi torniamo a fare le
cose di sempre.
Alle volte no.
Talvolta, per qualche
fortunata coincidenza non facciamo così, bensì mettiamo nel cuore
ed accumuliamo, accumuliamo e facciamo nostre e poi... un giorno
scopriamo l'acqua calda: che siamo animali, fatti per vivere e non
per soprav-vivere, che visto che diciamo di avere il libero arbitrio
possiamo anche scegliere di andare fuori e provare a buttarci nel
vuoto che poi vuoto non è, finché abbiamo questa possibilità, ché
lentamente stanno elaborando modi per togliercela, questa libertà.
E quando allora, come
ieri sera, torni e senti l'odore della terra, quando ci corri a
mettere le mani dentro e ti senti bene, senza per questo condannare e
bruciare come eretico tutto il resto, solo, godendo di questa
possibilità che la Vita ti offre e regala, allora hai la conferma,
che quello che credevi e temevi fosse un salto pericoloso, non era
altro che un tornare seguendo un richiamo che avevamo e che abbiamo
tutti, dentro....
E ti fermi, lasci che il
rumore si posi, stai immobile, cerchi la luna con lo sguardo e in
silenzio, ché ogni parola sarebbe di disturbo a te stesso, preghi,
ringrazi e respiri a fondo, perché la tua preghiera è quella, non è
una litania inventata da altri uomini, ma è la voce del tuo cuore e
la lasci fluire pregno di gratitudine e di serenità e auguri a te di
poterla condividere quella sensazione e quei momenti, prima o poi,
con chi tu sai.....
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