domenica 16 settembre 2012

Mattino al Cimitero Americano



Ieri era una bella giornata qui, al mare, dopo due giorni di brutto, di nuvole, grigio e pioggia. Il vento aveva portato via non tanto le nubi, quanto quella normale cortina di impalpabile grigeria, che rende tutte le forme non nitide, come sporche... ma dato che questa cappa cade lenta e graduale, noi ci abituiamo e non ce ne rendiamo conto, tranne.. quando se ne va improvvisa.

All'improvviso il cielo torna blu, le forme nitide, pulite, nette, più distinte, tutto sembra diverso, eppure è sempre là, come prima, è solo che ora lo possiamo vedere meglio....

Frutto della civiltà che ci impregna di sporcizia anche nell'aria che crediamo pulita....


Ieri era così, pulito, tutto diverso.

Andare in giro ieri era bello, era piacevole ed al mattino, verso le 10 il sole scaldava l'aria del fresco che si era posato nella notte, e poter gustare di ciò era bello, piacevole, riempiva l'animo.

Sono andato al mio “listening poin, al Cimitero Americano, a farmi un giro, a gustarmi questa aria diversa.

Sono arrivato a metà del giro, ad un'area dove è stato ricavato un bellissimo giardino di rose, dove colori diversi, che vanno dal bianco, al rosa pallido, al rosso intenso, mi mostrano tante varietà di piante varie, sempre di rosa e si mescolano a disegni verdi di siepi ed al rumore ed al colore blu di una fontana.

Quel posto è sempre diverso, ha sempre una sua particolare atmosfera, fatta di silenzio nel rumore di sottofondo, sia della fontana, con l'acqua che cade e goccia in basso, sia dei rumori lontani della città, sia di quelli vari, di uccelli, del vento, di tutto ciò che compone quella scena.

Quel posto l'ho conosciuto anni fa e spesso ci vado a stare là, seduto, in silenzio, ad ascoltare...

Ieri volevo solo fare un giro, gustare di quel luogo che sembra un'oasi di ordine e di cura, nel caso di questa città del litorale sud di Roma.

C'erano visitatori, diversi, non troppi, ma per lo standard del Cimitero Americano, mi parevano abbastanza. Diversi gruppetti di turisti, tutti di una certa età: alcuni di lingua inglese, come spesso accade, credo americani, è ovvio, altri italiani, ma tutti indistintamente con un'età che ad occhio superava i 60 anni.

Due famiglie si sono trovate al “giardino di rose” quando passavo io. Per entrarci, dal vialetto principale, si devono scendere quattro gradini, e si entra nell'area delle rose, si può fare un giro, saranno 50 metri, un semplice giro di qualche minuto. Io conosco quel posto, passavo, L'ho visitato e gustato e sinceramente lo preferisco quando è veramente solo lui, senza nemmeno le voci di sottofondo dei visitatori.

Ma loro, si vedeva, non lo conoscevano, lo guardavano, i loro occhi scorrevano, dall'alto verso le aiole curate e belle.

Pochi commenti. Sguardi, superficiali, gettati là come per caso, per incasellare un luogo e dire:”l'ho visto”.

Dei quattro nessuno, c'erano anche due donne, in genere le donne amano i fiori, in genere quasi inconscio viene di andare a sentire l'odore, di una rosa....di quei quattro, nessuno ha sentito la spinta, il desiderio di andare là a curiosare.

Lecitissimo, è naturale, eppure.

Ho avvertito la superficialità della nostra vita di oggi, la maniera di vedere, scorre e correre, anche quando si visitano luoghi, quando si va a vedere. Si va, si getta, anzi si butta... uno sguardo, si classifica e si cataloga e si può mettere la tacca, dire che quel posto, sì, lo abbiamo visitato, ma basta così. Non si va oltre, non si fa un gesto, un passo in più, come quando si legge un libro: importa come finisce, la storia, nulla altro.

Forse è stato sempre così, non posso dire molto, eppure...

Eppure ieri mi ha colpito come quelle quattro anonime persone, non giovani, quindi prese dalla corsa della vita, ma di una certa età, e quindi, credo, più inclini alla Vita da sorseggiare, da odorare, da gustare, non abbiano avvertito il bisogno di soffermarsi.

Non che si debba, assolutamente, ma che avendone tempo, e si vedeva dalla calma con cui loro giravano, non abbiano avvertito il bisogno di andare oltre...

Non importano quelli, quei quattro. No! La riflessione che mi è venuta è sulla vita che tutti un po' corriamo a condurre, appunto...correndo, senza fermarci, anche quando possiamo, senza voler andare oltre e cercare di sorseggiare, di degustare...

Ormai serve solo guardare ed accumulare, di corsa, perché non serve altro.


E questo ci fa perdere piccole, insignificanti cose, gesti, particolari, istanti, fugaci immagini che scompaiono come lampi di luce di lucciole, e la vita tutta, credendo che essa sia fatta di tutta quella sarabanda di luci e rumori che sono quelle del circo di attrazione che invece ci fa solo stare avvinti dal nulla, inebetiti e sempre meno coscienti di noi, dell'immenso bene che abbiamo ricevuto in dono.


Considerazioni malinconiche le mie, che non hanno valore economico, e che servono solo a me. Ma la tristezza che me ne è venuta è per chi mi segue, mia figlia. Chi sa se mai avrà questa fortuna che a me è stata data, di accorgersi di certe cose, anche se magari con della tristezza, ma accorgersi, vedere, averne percezione.

Glielo auguro, lo spero.



Chi sa se certe cose le avrà pensate anche mio papà per me... non lo saprò mai. Ma forse è proprio questo il cerchio della Vita.


Ora chiudo il pc e vado a far un giro, stavolta vado in riva al mare ad ascoltare la risacca...



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