domenica 25 marzo 2012

Il tempo...



La mattina è fresca, c'è l'ora legale, quest'ora che ti tolgono di sonno per poi restituirtela dopo sei mesi, ogni anno, è una specie di giostra, nata, dicevano, per “risparmiare”, ed adesso diventata un rito, perché di risparmio non si parla più, anzi, si parla di peccato mortale a non spendere!

Cammino nel caldo del sole che mi carezza le spalle, una brezza appena avvertita muove appena la bandiera che pende dal pennone, laggiù, sullo sfondo, davanti al bianco del marmo dove soldati gloriosi rinnovano, eternamente immobili ,il loro sacrificio.

I passi risuonano, ritrmici, regolari, svelti: non so camminare lentamente, da quando mio papà mi portava mano nella mano ho sempre camminato svelto, prima per stare al suo passo, come fanno i bravi figli, poi per abitudine ormai diventata anche mia.

Oggi questo ritmo mi culla, mi risuona dentro come un tam tam di danza tribale, nell'abbandono di cui ho letto in alcuni libri.

Cammino e respiro, sono in silenzio, per centinaia di metri non c'è nessuno attorno a me, quel posto è un oasi dove vado a rifugiarmi al mattino presto per ascoltare, me stesso, la Vita, ascoltare e basta.

Alzo lo sguardo, il cielo è di un celeste tenue. Ricordo quando mettevo il cielo sui fogli da disegno ed ero piccolo e mia madre mi insegnò a spandere il colore con la carta assorbente: miracolo per me, ignaro e piccolo, eppure ricordo dolce ancora adesso che piccolo non sono più. Le nuvole ci stanno, ferme, poste là da un ignoto disegnatore che le ha allineate e separate con sapienza, con armonia, lasciando il bianco e l'azzurro in mezzo, o il bianco fra l'azzurro, non so bene.

Fisso lo sguardo laggiù, nel bianco, vedo forme, perdo la cognizione di ciò che sto vivendo e la mente, improvvisa parte, si abbandona, si perde, non so bene, ma so che il tempo, per un attimo scompare.

Vedo il dorso di una montagna verso cui cammino, il cuore va a quando mi avvicino alla montagna, provando a immaginare quanto dovrò faticare per arrivare fin là, eppure ansioso di metterci su i piedi, pur sapendo della fatica che attende, paziente. Sento le stesso cuore di quando sono là, di quando sono stato, non so più se è passato o presente, mi sono perso il tempo, per un momento, un momento che dura eterno.

Vedo le identiche striature di bianco sfilacciate nell'azzurro e il cuore batte allo stesso ritmo.

La mente torna viva un po', prova a ricordare e capire, se sia un ricordo, se sia un vedere cose che non esistono, se stia avendo una visione... analizza, la mente, divide, ragiona.. la mente...

La caccio via, senza volere, senza sapere: l'anima si riprende quello spazio suo, e vola, non so bene dove e come, ma so che vola, lo so, ora che scrivo, lo sapevo mentre stavo là ed il tempo è durato un infinito, il tempo è morto per un secondo.

Per un singolo istante, o forse sono stati secoli, forse anni luce, ho avvertito veramente che non esiste, lui, il tempo, che quelle nuvole erano là sempre, da sempre, che solamente io mi ero spostato, o forse avevo creduto di spostarmi e che era tutto era una sola cosa, non uomo e natura, neppure fisico e spirito, solo Uno, nulla di altro.

Chi sa se quello sciamano che scrive intende queste cose, chi sa se queste sono le visioni...chi sa se la “chiamata” è questa.... ma poi cosa conta, cosa importa, importa questo, questo che provo, che vivo, ora, adesso.

La mente!

Il mio camminare ritmico continua, lo so adesso, lo riprendo e lo rivedo ora il disegno di me là, ma in quel momento l'ho perso per un istante. Mi porta fino in cima, da dove ho visto, ho capito ben chiaro: la fatica, il sudore e l'arrancare sono illusioni, la verità è ben altra, basta nulla per avvertirla, ma la devi volere e cercare, ti deve mancare, dentro... ed è là non solo per te.

Ho avvertito che quello è il modo mio, che riti e formule, sono tutti veri, ma che già dentro hai quello che fa per te e basta; quello che ti serve sta là, aspetta, in silenzio, anche in eterno....


Lenti, graduali, i rumori, quelli della “civiltà” tornano a farsi vivi, a farsi udire e vengono per ri-sotterrare la Vita, come avviene “normalmente”.

Esco dall'oasi, torno a casa, ma non è come prima, non più, ora.


Torno a me, come si ama dire, ma forse in realtà perdo me, mi lascio andare e torno al teatro, alla recita, eppure, …. eppure so, che là sono io, che posso tornarci, che quello non scompare, ed aspetta, in silenzio, anche in eterno....

aspetta anche me....

.e che l'eterno non esiste, il tempo non esiste...


Nessun commento: