venerdì 13 agosto 2010

Senza parole

Leggere qualcosa serve se poi rimane traccia nel nostro proseguire.

( Liberamente ispirato al libro “Tre cavalli” di E. De Luca )


Ogni tanto lo faccio: siedo in riva al fiume e lo ascolto scorrere, sempre uguale eppure nuovo ad ogni istante che passa.

Chiudo gli occhi e mi lascio carezzare dal sole che lascia questo spazio di mondo e sono grato, in cuore mio, a lui che ogni giorno fa ciò io non farei, dare vita e calore ai cuori di tutti, senza distinzione, senza giudizio che divide.

Ascolto dal cuore mio parole lasciate appena un attimo fa per me, da un amico, che poi era tale quando ci si legava insieme, con una corda che si sfilava su pietre grigie e lisce, vincendo noi stessi le nostre anime buie che ci tiravano in basso, e cercando invece di scoprire il sole sopra gli sbaffi di vapore, in cielo.

Un amico è tale se con lui vivi qualcosa che rimane, e a me questo rimane, nascosto e protetto in me, e lui è un amico.

Non ci si parla molto, noi, di rado si scambia qualche parola, scritta o letta su un libro che l'altro mette in pubblico, eppure, il cuore batte e l'altro lo sente.

Dice lui:” Mi stacco da quello che sono quando imparo a trattare in altro modo la medesima vita.” Lo dice perché lui ne ha fatto realtà, non solo parole gettate all'aria, ed io in riva all'acqua, ripenso a questo, e rivedo me, e la mia medesima vita, che non si ripete come al giro passato.

Mi sono staccato. Ora lo so.

Grazie amico, di avermelo sussurrato!


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