sabato 14 marzo 2009

Silenzio

Alle volte mi viene da rileggere libri che mi portano ad una zona che ho conosciuto da poco nei fatti, ma che mio padre spesso mi nominava, eppure non c’era stato, lui era nato nel ’14, dunque non poteva.. forse perché il suo, di padre, in quelle zone ci aveva dato l’anima, ed era sfuggito ad altro inferno, Caporetto. Alle volte ci torno, col cuore, quello che ci ho lasciato qualche mese fa, nell’umido dell’autunno incipiente.. e mi piace.. qualcosa evoca nel mio cuore, chi sa perché.

Oggi risfogliavo e mi ha preso il cuore, un pezzo:

Quanti abbiamo accompagnato lassù e poi son saliti o scesi, a seconda dei casi, lungo questa china, hanno convintamente esclamato: impossibile!
Già.. impossibile: ed invece eccoli, sotto la tempesta di fuoco, apposta per andare a gambe all’aria quando meno te l’aspetti, le balorde fasce gambiere avvolte sui polpacci, la stinta divisa grigioverde con la giubba chiusa al collo dalla rigida fascetta, la mantellina inzuppata d’acqua, tutto ciò che veste pregno d’acqua e di sudore, le buffettiere irrigidite dall’umidità, l’ingombrante ’91, zainetto, telo da tenda, borraccia, le pesanti mitragliatrici raffreddate ad acqua con manicotti e bidoni, le tante altre impedimenta di chi deve vivere per combattere.
Ma c’è di più, due notti all’addiaccio oltre i duemila metri, a carne e brodo, quando sono arrivate, e nell’animo il dramma inimmaginabile dell’attesa.
Non bastasse la storia incredibile e invece straordinariamente vera che stiamo ritessendo, ecco ancor oggi affiorare dalle crepe della roccia, rispuntare dalle magre zolle accanto a fiorellini dai più vaghi colori, gavette e gavettini schiacciati e sbertucciati, scampoli di elmetti e di ferraglia arrugginita, con quel noto color del sangue vecchio che raggela chi sa.

(G. Pieropan – "Ortigara 1917")


Mi viene da pensare a quei ragazzi: avevano vent’anni, chi ne aveva trenta era colonnello o qualcosa del genere, io sarei forse dell’età di Cadorna .. e vedo quelli che mi passano davanti ogni mattina, che nemmeno hanno idea di cosa sia morire in mezzo ai sassi, per qualcosa che non so se era Patria, ma Qualcosa era…
Oggi non sanno nemmeno che fare del loro tempo, non hanno idea di che cosa abbiano in mano, il tempo, anche se mille difficoltà, mille crisi economiche, mille politici inetti e stupidi cercano di farli stare male, di fargli vedere nero … per tenerli nelle loro mani.
Quegli altri, quelli che sono rimasti lassù, che hanno dato tutto forse, sicuramente la vita nel loro pieno, quegli altri non hanno avuto scelta..

Ieri sera leggevo parole scritte da un’amica, una Donna per un’altra Donna, da una figlia per la Mamma, e leggevo, avvertivo, l’amore, la passione, l’ammirazione, il rispetto.. sentivo sentimenti, emozioni, cose vere, da toccare con la mano, da stringere fra le dita…

Ed alle volte volgo lo sguardo intorno, nella quotidianità, nel marasma in cui mi tocca vivere ogni giorno, e silenzioso, fisso con gli occhi, osservo, in silenzio, sorridendo a chi mi saluta, carezzando con gli occhi chi mi chiede questo, e.. continuo ad osservare, e faccio pace dentro me.. e ringrazio per avere queste emozioni, anche solo quelle di un libro, di uomini-ragazzi distanti e mai conosciuti, di parole bevute a sorsate da una Amica mai conosciuta… nel suo sguardo, di Vita vissuta e che per fortuna mi colpisce e mi lascia qualcosa dentro… mi sento
fortunato

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