Mi ritrovo qui, nel
silenzio ancora tale, del mattino, interrotto, talvolta, dal rumore
lontano di qualche peschereccio che traversa non lontano dalla costa,
ovvero da quello più vicino di qualche motore, auto o moto, forse di
qualcuno che si reca a lavorare o a fare altro, chi sa... mi ritrovo
insonne, dopo avere rivoltato me stesso, come un baule ingombro di
tante cianfrusaglie, alcune più, altre meno usate o utili, alla
ricreca della soluzione, della risposta, o, forse solo di una
certezza di scelta.
Le fusa fortissime, quasi
appunto un motore di nave, della gatta, sulle mie ginocchia, il suo
strofinarsi in cerca di affetto e di contatto, il suo affetto senza
secondi fini che quello di manifestarsi, fanno da sottofondo al mio
battere sulla tastiera del computer, nell incatenare parole e
pensieri, alla ricerca, di quel qualcosa che nel baule è forse verso
il fondo, che so esistere, ma che ancora non vedo.
Il silenzio è d'oro,
veramente!
Il silenzio fisico, ma
molto più quello interiore, l'assenza di clamore, quel chiasso,
quella confusione, anche involontaria, che causa solo confusione, nei
pensieri, nel mio cercare, nel mio ascoltare, il silenzioso e
tenue mormorio della Vita, di ciò di cui la Vita è composta, quello
che arrogantemente noi umani chiamiamo ambiente... che
inanimato non è, morto e silenzioso non è affatto.
C'è un dialogo,
silenzioso perché si svolge con modalità diversa da quella cui
siamo avvezzi, senza parole pronunciate dalla bocca, senza versi che
escono dalla gola. C'è un dialogo, o meglio, forse, uno scambio, non
so bene di cosa, forse di energia, forse di altro: noi umani abbiamo
inventato le parole, ma con le parole abbiamo messo steccati al
nostro esprimerci. Esistono modi diversi, più profondi, di sentire,
di scambiare, di avere rapporti con tutto ciò di cui siamo parte e
che vive, esattamente come noi.
Questi modi non sono
descritti in alcun manuale, in alcun trattato, ma se faccio silenzio,
finalmente, se fermo le bocce, se chiedo una tregua, al mio correre
incessante, sono molto forti, li avverto, li comincio a riconoscere,
e comincio a capire che sono forse più importanti e più veri, meno
inquinati, meno alterati dalla mia arroganza umana, di me uomo che
pretendo di essere l'unico, il migliore, quello che è evoluto.
Forse è tutta qui,
quella risposta, che
tanti saggi, forse tutti, ci dicono di cercare in noi stessi. Forse
non è affatto in noi stessi come unità singole, bensì in
noi come parte di un unico, di un Uno.
Si tratta di variare il
modo di vedere, di pensare, di concepire..... tutto. Si tratta di
fare una rivoluzione, ma non di quelle dei bambini umani, che
buttano all'aria i giocattoli per poi ricominciare a giocare, ma in
modo diverso. Perché, alla fine, queste sono, poi, le rivoluzioni
della Storia: un modo di ribaltare i giocattoli con cui si
vive tutti, per poi fare un gioco nuovo, non troppo diverso dal
precedente, visto che i giocattoli sono sempre gli stessi,
solamente, però, isposti diversamente, e con un piccolo sacrificio,
quello di cambiare, alle volte i giocatori...
La vera rivoluzione,
forse, è ben altra, molto più profonda, molto più radicale, molto
più dura da realizzare e cruda da attuare e vivere. Si tratta di
bruciare il modo precedente, di bruciare i giocattoli usati e di
farne di nuovi, diversi, decisamente diversi. Si tratta di bruciare
dentro se stessi l'erba usata e di cui si è vissuti fino a poco fa,
per seminare il nuovo e farlo germogliare.
Forse quello che ci siamo
illusi di conoscere è solo una scena del teatro chiamato esistenza,
una scena dele migliaia, dei milioni, che io ho creduto essere
l'unica possibile. Ma ora sta finendo un atto, uno dei milioni, e
dopo un intervallo, sta per inziare un nuovo ato, una nuova scena,
situazioni, personaggi, alcuni vecchi, altri nuovi, diversi,
circostanze diverse.
Forse.
Ma sta a me vedere,
osservare, ascoltare i dialoghi, le vicende, immergemi in questo
nuovo atto, e forse farne parte, capire la mia parte, quella che il
regista (ma esisterà, poi, un vero regista o si recita
all'impronta?...) mi ha assegnato.
Ed allora, le risposte,
le domande, tutto, è diverso, ha tutta un'altra, diversa, maniera di
esistere, di formularsi, di porsi e di essere vista, e vissuta.
Mi ritrovo così punto a
capo.
O forse no, so che
indietro su quella strada, non vale la pena andare, conviene andare a
girare l'angolo e scoprire là cosa si nasconde, cosa mi aspetta,
magari un viale... o forse no...
Vado a vedere
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